Lo sgretolamento del sistema scolastico italiano
di Stefano Stefanel
Il sistema scolastico italiano è scosso, da oltre dieci anni, da riforme continue e contrapposte, ma è rimasto ancorato a molte pratiche del passato, che si sono dimostrate più tenaci o più forti di quelle del presente spinte dalle varie riforme e che avrebbero dovuto prendere il loro posto. Il Ministro Gelmini ha cercato di portare a “destra” la barra della scuola italiana, ma ne è venuta fuori solo più confusione. Ci sono però oggi troppi segnali che è in atto un consistente sgretolamento del sistema scolastico italiano, vista l’assenza totale di una visione comune delle cose e varie opposte fazioni tutte tese ad affermare un proprio punto di vista di volta in volta costituzionale, democratico, liberale, liberista, includente, ecc. E quindi come tale assoluto e non sensibile a pareri diversi. Ciò che si sta sviluppando non è un caos, perché sul caos almeno si può mettere un po’ di ordine, ma una sorta di agenda emergenziale che si muove e si sposta un giorno dopo l’altro senza riuscire ad assestarsi mai. Tutti sono d’accordo sull’impossibilità di una nuova riforma del sistema, ma al tempo stesso nessuno pensa che possiamo rimanere fermi dove siamo ora. Lo sgretolamento non sta avvenendo in forma traumatica ed omogenea, ma nell’ambito di una vita ordinaria della scuola molto ordinata, che viene investita da costanti sollecitazioni che hanno la durata di un paio di giorni l’una. Mancando un indirizzo e un’idea comune manca anche una visione comune delle cose e ognuno tende a diventare estremista in base a quella che reputa nel momento l’emergenza più impellente. Elenco di seguito alcuni elementi dello sgretolamento in atto.
Valore legale del titolo di studio
Siamo l’unico Stato dell’Ocse a dare valore legale ai titoli di studio: fine 1° ciclo, fine 2° ciclo, laurea breve, laurea specialistica, ecc. Questo porta all’attuale paralisi concorsuale per cui ogni concorso pubblico porta con sé moltissimi contenziosi che i vari Tar ingarbugliano con sospensive e sentenze spesso contraddittorie, rendendo necessari tempi lunghissimi per espletare procedure che dovrebbero essere invece annuali. Il Miur ha lanciato on line un questionario, ma già le Università statali si stanno orientando a condizionare il Miur per il mantenimento del valore legale del titolo di studio e contestualmente intatta la loro “golden share”, anche a costo di aiutare le varie Università telematiche o inutili che pullulano nella penisola. Esiste su questo problema una dicotomia sociale: tutti invocano scelte in base al merito e a selezioni precise, ma non quando queste riguardano la propria personale posizione, che deve essere tutelata. Il valore legale del titolo di studio non sta favorendo nessuno in questo momento, ma ingessa il sistema, eppure non c’è qualcuno che voglia prendere una chiara decisione e dunque tutto si trascinerà avanti verso un nulla di fatto, che manterrà il valore legale del titolo di studio, non per scelta, ma per “sgretolamento”.
Indicazioni per il primo ciclo
E’ arrivato da poco nelle scuole il Report ministeriale sulle Indicazioni (Monitoraggio Indicazioni del 2 aprile scorso). Il documento è ben fatto, ma privo di qualsivoglia utilità, perché raccoglie e dissemina comportamenti, ma non veicola proposte. Dal Report traspare che ognuno ha fatto di testa sua, piegando le Indicazioni ministeriali ad esigenze e storie proprie, in modo da cercare di modificare il meno possibile il proprio assetto. Dalla lettura del Report traspare anche la tendenza da parte di molte scuole a considerare le Indicazioni come una semplice suggestione non destinata ad intaccare più di tanto i programmi ministeriali abrogati ma vivi e che tanto cointinuano ad attirare la didattica italiana.
Il reclutamento lombardo
La recente legge della Regione Lombardia (art. 8 della Legge regionale “Cresci Lombardia”) sul reclutamento triennale dei precari attraverso concorsi delle scuole e non attraverso graduatorie permanenti ha determinato alcune reazioni piuttosto significative:
– qualcuno ritiene che non se ne farà niente, perché nessun dirigente vorrà applicare sotto la sua responsabilità la legge lombarda;
– qualcuno chiede che il Ministro fermi la legge regionale perché contro il Contratto e la Costituzione, anche se il Ministro ha già detto che la sperimentazione si può fare;
– qualcuno ha detto che la legge è anticostituzionale e deve essere bloccata (ma bisogna trovare qualcuno che la porti davanti alla Corte Costituzionale e poi bisogna che la Corte sia d’accordo con gli esegeti della costituzione abbondanti nell’Italia di oggi);
– qualcuno ha detto che la Regione Lombardia piena di inquisiti in Consiglio regionale non può approvare procedure che permettano l’assunzione di personale (posizione più volte espressa da Lucio Ficara);
– qualcuno ha detto che i concorsi locali andrebbero contro l’uguaglianza dei cittadini prevista dalla Costituzione.
Ognuno ha la sua opinione e vedremo come evolveranno le cose. Sarebbe interessante però sapere se la legge interpreta una procedura possibile (ancorché migliorabile), perché molte argomentazioni contrarie riguardano solamente la contrarietà ad assunzioni che sarebbero fatte su basi cattoliche e di destra. Difficile che il dibattito prosegua in forma normale se si vuole stabilire che qualcuno (in questo caso sindacati e sinistra) decidono cos’è costituzionale e chi ha titolo per gestire concorsi.
Sicurezza nelle scuole
Il PD ha presentato alla Camera una “bizzarra” proposta che prevede la possibilità per i cittadini di destinare l’8 per mille all’edilizia scolastica. In quel settore di soldi ne servono tanti e con l’8 per mille delle famiglie dei propri alunni ogni scuola probabilmente metterebbe a posto un paio di finestre l’anno. Personalmente sono a favore della destinazione dell’8 per mille al Pof, ma questocredo non verrà fatto perché va contro le Chiese che adesso lo stanno percependo che vedrebbero decurtate e di molto le loro entrate. Dunque la scelta è politica. Interessante è che l’irrealizzabile proposta del Pd non viene giudicata attraverso motivazioni simili alle mie (gettito troppo basso per fare interventi sull’edilizia scolastica, difficile veicolare soldi dell’8 per mille per una generica edilizia scolastica), ma perché la sicurezza è un diritto e non può essere legata alle elargizioni. Con queste argomentazioni si lasciano solo le cose come stanno. L’egualitarismo folle dell’Italia diseguale porta ai paradossi per cui nella stessa città ci sono scuole sicurissime e edifici da ristrutturare in toto. Battendo la strada della sicurezza come diritto e non come scelta consapevole che nasce dal rapporto tra risorse e priorità di fatto si riproduce l’attuale sistema di diseguaglianza sistemica cammuffata da pari opportunità (di diritti alla sicurezza).
Difesa della “scuola media”
Dopo gli attacchi alla “scuola media” a seguito della pubblicazione pre-natalizia della Fondazione Agnelli è partita una certa difesa di quel segmento di scuola, anche alla luce della forzata verticalizzazione delle autonomie scolastiche. Anche la scuola media italiana come il valore legale del titolo di studio è indifendibile e proprio per questo sarà difesa ad oltranza. Ho letto addirittura richiami al 1979, alla Riforma di quel tempo, come se da lì non ci fossimo mossi mai. In realtà da lì ci siamo mossi eccome e sempre in peggio. Noin modificare la “scuola media” significherebbe lasciare che il sistema vada alla deriva per suo conto, con “scuole medie” buone e cattive inserite tutte in una verticalizzazione “volontaria”, cioè realizzata solo da chi ne ha voglia.
Organico funzionale
L’organico funzionale di scuola e di rete è diventato legge, ma se ne parla molto poco. Gli “esperti” dicono che non se ne farà niente, perché c’è il Contratto Nazionale che vigila. Da un paio d’anni una legge può di nuovo cancellare il Contratto, come è logico che sia, ma questo non fa perdere la certezza ai difensori delle graduatorie permanenti che tutto rimarrà inalterato. Più che dibattito sulle Linee guida delle future reti di scuole e quindi sull’eliminazione degli Ambiti territoriali degli USR in giro c’è molto scetticismo e poco interesse. L’organico funzionale viene visto da parte sindacale solo come un aumento esponenziale di organico di scuola, con la trasformazione degli spezzoni in cattedre. Ma poiché la legge impone il mantenimento dell’organico attuale solo l’organico funzionale di rete può rendere attuabile il mutamento proposto.