Quale liceo sportivo?
di Gennaro Palmisciano
La definizione del liceo sportivo potrebbe sembrare un argomento di nicchia. Se opportunamente considerata, può, piuttosto, costituire l’occasione per elaborare ed applicare un metodo inclusivo, che partendo dal valore aggiunto delle sperimentazioni condotte e dalle esperienze comunitarie, realizzi modalità innovative funzionali, nelle prospettive della mobilità dei titoli e della formazione permanente.
Recentemente è stato pubblicato il parere del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione sullo schema di Regolamento del liceo sportivo. Un altro passo è stato mosso verso la costituzione del liceo sportivo, la vera innovazione, insieme al liceo coreutico, negli indirizzi liceali.
Il parere è favorevole, con numerose e fondate osservazioni, ma purtroppo non affronta la perplessità fondamentale che gli operatori delle scienze motorie hanno più volte manifestato: qual è l’identità di tale liceo? E’ forse quella di un corso che prepara a superare la selezione per l’accesso agli Istituti universitari di scienze motorie? O è quella di un istituto che gli sportivi di elite possono frequentare, godendo di agevolazioni nell’attività sportiva?
La risposta non può non riferirsi all’offerta formativa storica e al quadro europeo, ma la prima è stata liquidata dalla relazione illustrativa dello schema di regolamento, con l’osservazione che finora i cosiddetti “indirizzi sportivi” nella scuola secondaria di secondo grado sono stati oggetto di sperimentazioni impiantate in percorsi ordinamentali tra loro molto diversi – da quelli liceali agli indirizzi dell’istruzione tecnica e professionale – con “progetti frammentari e per lo più autoreferenziali”, producendo spesso “interferenze con altri insegnamenti, ponendo talora i docenti nella condizione di svolgere ruoli non propri”. In effetti, il problema vero è che in Italia le sperimentazioni sinora condotte sono oscillate fra le due identità, con licei alpini per sciatori di vertice, mentre nel resto d’Italia gli istituti si sono articolati su diverse dimensioni (con la presenza anche di tecnici e professionali), accomunate dal riferimento alla cultura sportiva.
Le esperienze europee, poi, non sono state prese in considerazione. Eppure in Spagna, dove esiste una tradizione consolidata dell’insegnamento sportivo a livello secondario, è stata scelta una formula a due livelli (Tecnico Sportivo e Tecnico Sportivo Superiore), che soddisfa entrambe le esigenze, grazie ad un sistema di validazione dei risultati sportivi di vertice, e provvede alla formazione dei quadri tecnici delle federazioni degli sport più diffusi in ambito scolastico. Gli istituti sportivi spagnoli fanno parte degli insegnamenti speciali (un segmento della secondaria con indirizzi dedicati anche a musica, danza e arte). E’ previsto un istituto per ogni singolo livello per ciascuna provincia. Per es. in Andalusia sono attivi a Granada l’IES (Istituto di Educazione Secondaria) Hermenegildo Lanz per il primo livello, mentre Iundenia (centro di formazione di tecnici sportivi per calcio, calcetto, sci e pallacanestro) per il secondo livello. Analogamente a Santa Cruz di Tenerife esiste un Instituto de Educación Secundaria (IES) e un Centro de Formación Específica (per Tecnico Sportivo Superiore di calcio).
Lo schema di regolamento è stato redatto da una commissione, della quale non si conosce la composizione, e che, soprattutto, non si è potuta avvalere del contributo delle associazioni di categoria, né di un dibattito aperto su una piattaforma Ansas-Indire, come per tutti gli altri Nuovi Licei. E’ stato un bene?
Ne è risultato un liceo sportivo, che non riesce nemmeno a raccordarsi decorosamente con le altre aree liceali, come osserva il parere del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Il profilo in uscita del liceale sportivo è fuori asse rispetto a quello degli altri licei. Eppure, per ricondurlo in sintonia, basterebbe orientarlo ad un “cittadino che sappia unire la cultura umanistica con quella scientifica, con particolare riferimento allo sport, come fenomeno interculturale, trasversale e altamente significativo di ogni società”.
Un altro importante nodo da risolvere è l’affidamento degli insegnamenti. Volendo conservare l’impianto dello schema attuale di Regolamento, al fine di trasmettere quel patrimonio di passione e di competenze tecnico-scientifiche, che tale indirizzo liceale dovrebbe valorizzare, gli insegnamenti obbligatori di nuova costituzione, “Diritto ed economia dello sport” e “Discipline sportive”, potrebbero essere affidati a docenti abilitati, rispettivamente, per l’A019 e l’A029, i quali siano anche tecnici degli specifici sport.
Questa soluzione apre una prospettiva, da valutare doverosamente, che né lo schema di regolamento, né il parere del CNPI hanno affrontato: quella del rapporto con le qualifiche sportive, che, invece, in una dimensione comunitaria dovrebbero essere pienamente integrate con i diplomi del sistema dell’istruzione nazionale (e con quelli della formazione professionale regionale). In ambito sportivo, il CONI ha adottato lo SNaQ (Sistema Nazionale di Qualifica dei Tecnici Sportivi), in attuazione dei quadri nazionali delle qualifiche collegati al Quadro europeo delle qualifiche (EQF). Esso costituisce uno strumento strategico di sostegno al perseguimento degli obiettivi europei, ripresi dall’ET 2020. L’adozione dello SNaQ consente la tracciabilità (attraverso meccanismi di valutazione, validazione e certificazione) della formazione erogata, anche al fine di consentire, nello spirito dell’Unione Europea, la libera circolazione degli operatori sportivi fra i Paesi membri, attraverso un sistema di mutuo riconoscimento, rappresentato appunto dall’EQF. Lo SNaQ intenderebbe rappresentare il modello generale di riferimento per il conseguimento delle qualifiche degli operatori sportivi, e in modo particolare per quanto attiene alla formazione dei tecnici delle Federazioni Sportive Nazionali (FSN) e delle altre Organizzazioni sportive italiane riconosciute dal CONI.
In sintesi, oltre ad elementi di continuità con il passato, lo SNaQ presenta anche importanti elementi di novità, di cui i principali sono:
• il passaggio da 5 a 4 livelli, secondo le indicazioni dell’ENSSEE: i primi tre affidati alle Federazioni sportive nazionali (aiuto allenatore; allenatore; allenatore capo), quello apicale al CONI (allenatore di IV livello europeo);
• il passaggio da un sistema basato sull’input (monte ore) ad un sistema basato sull’output, ovvero la definizione e l’effettivo raggiungimento delle competenze necessarie per le attività professionali, siano esse volontarie o remunerate;
• la mappatura dei livelli sulla base del Sistema Europeo di Qualifiche (EQF), che diventa il modello di riferimento anche sul territorio nazionale (il titolo di allenatore di IV livello europeo si andrebbe a collocare al 7° livello EQF, al pari delle lauree magistrali);
• l’introduzione sistematica di un modello di accumulazione e trasferimento di crediti, costituiti da differenti esperienze formative (lezioni in presenza, studio individuale ed attività professionale), di cui vengono definiti princìpi e metodi di calcolo;
• la creazione di un sistema di aggiornamento e formazione continua, legato ai crediti formativi, per garantire l’adeguamento di conoscenze e competenze dei tecnici sportivi.
Questo strumento dovrebbe raccordarsi con l’istruzione e la formazione nazionale, qualificando l’istruzione sportiva italiana come sistema liceale speciale. I licei sportivi fornirebbero la formazione dell’area comune anche per le qualifiche sportive, che sarebbe completata con le aree tecniche specialistiche sportive a cura delle Federazioni del CONI per i tre primi livelli (aiuto allenatore; allenatore; allenatore capo), mentre per il grado di allenatore di quarto livello europeo è necessario un raccordo tra CONI e IUSM (Istituti Universitari Scienze Motorie).
In particolare, va sottolineato il sistema di aggiornamento e formazione continua, legato ai crediti formativi, da tempo adottato in vari campi (sanitario, legale, ecc.), che andrebbe esteso dalla formazione sportiva a tutti gli operatori dell’istruzione, per garantire il necessario adeguamento tecnico-professionale.
In conclusione, auspico che si apra un dibattito, fondato sul confronto tecnico di idee scientifiche, nel rispetto delle tradizioni nazionali ed europee, ma soprattutto della qualità e dell’efficacia del sistema dell’istruzione.