da tuttoscuola.com
E’ ora di varare il Liceo Economico Sociale (LES)
In Italia solo il 37% della popolazione adulta possiede adeguate competenze finanziarie. Il dato emerge dalla recente S&P Global Financial Literacy Survey (vedi: http://gflec.org/wp-content/uploads/2015/11/Finlit_paper_16_F2_singles.pdf ), condotta su 150.000 adulti di 140 paesi. Lontani gli italiani dagli oltre 50% degli adulti che nei maggiori paesi industrializzati hanno risposto correttamente ai classici quesiti di Annamaria Lusardi su diversificazione dei rischi, inflazione, calcolo numerico e interesse composto.
Perché gli italiani sono così indietro? Che fare, sperando intanto che nei prossimi risultati dell’OCSE PISA sulla financial literacy i quindicenni italiani risalgano dal penultimo posto dell’edizione 2012? I nostri concittadini mostrano segnali contrastanti, quasi schizofrenici: invocano quell’indispensabile cultura finanziaria che avrebbe forse consentito di capire che le obbligazioni subordinate sono in realtà capitale di rischio; affollano gli studenti a ranghi compatti saloni del risparmio e conferenze di economia. Ma al tempo stesso gli iscritti ai corsi tecnici economici per il prossimo anno calano dello 0,5% scendendo ormai a un modesto 10% della popolazione scolastica, quando fino a pochi lustri fa un terzo degli studenti delle superiori si iscriveva ai corsi per ragionieri.
L’Opzione economico-sociale del Liceo delle Scienze Umane (convenzionalmente chiamato Liceo Economico Sociale) non decolla, inchiodata a poco più del 2% degli iscritti totali. E’ debole in Italia la cultura dell’economia, intesa come scienza delle scelte, se comparata a quella di tanti altri paesi. E’ delegata ai tecnici, l’amministratore si occupa dei conti e dei lavori del condominio, il consulente e la banca suggeriscono gli impieghi dei risparmi, il commercialista o il Caf disbrigano il pagamento delle tasse e così via. E’ sovrastata dalle regole giuridiche, dalla necessità incombente di adempiere a qualche pratica amministrativa, dalla litigiosità causidica del “le faccio scrivere una lettera dal mio avvocato”.
L’economia non è una scienza semplice, non tutti se ne innamorano, va avvicinata con un approccio giusto, in modo aperto e dialettico. Al tempo stesso occorre non sottacere che l’economia (e attorno ad essa il grappolo delle altre scienze sociali) ha uno statuto conoscitivo denso e mutevole, che deve essere ben padroneggiato pena il rischio di un’infarinatura inutile. Ma tanto al momento giusto ci sarà a provvedere il tecnico giusto. Come invece dare scacco matto al nostro analfabetismo economico e finanziario? Come far divenire l’economia una componente della moderna cultura di cittadinanza, quando sempre più i fatti economici impregnano la nostra quotidianità?
Quando il mondo della scuola, quantomeno nella tradizione italiana, riconosce la forza culturale di un’area scientifica e disciplinare gemella ad essa un liceo. Gli attuali sei licei hanno questo significato.
E’ arrivato così il momento di percorrere per l’economia un’identica strada: far sorgere un settimo Liceo Economico Sociale distaccando l’attuale Opzione economico-sociale dal Liceo delle Scienze Umane. Questo è quanto hanno proposto in una Conferenza coordinata da Armando Massarenti all’Università Cattolica di Milano lo scorso 14 marzo le società scientifiche degli economisti SIE, aziendalisti AIDEA, statistici SIS e sociologi AIS assieme all’Associazione Europea per l’Educazione Economica AEEE Italia, vedi: http://www.aeeeitalia.it/wp/2016/economia-e-scienze-sociali-nella-scuola-i-passi-necessari-per-un-nuovo-liceo-economico-sociale/
L’idea è stata raccolta dal Direttore Generale per gli Ordinamenti del MIUR Carmela Palumbo, dal Presidente dell’INPS Tito Boeri e dalle deputate Simona Malpezzi ed Elena Centemero con buona coralità. Il monitoraggio in corso sui licei, previsto dall’art.12 del DPR 89/2010, si concluderà prima dell’estate e l’idea si renderà pienamente fattibile. La parola passa quindi alla politica. Non sarebbe opportuno che l’occasione di un più forte e organico Liceo Economico Sociale fosse persa.
Enrico Castrovilli, Associazione Europea per l’Educazione Economica AEEE Italia