Si svolge a Napoli, presso l’Istituto d’Istruzione Superiore “Sannino – Petriccione”, a Ponticelli, alla presenza del Presidente della Repubblica e del Ministro dell’Istruzione, la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico 2015-2016.
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’IPIA Davide Sannino di Napoli
Cari ragazzi, insegnanti, operatori dell’istituto Davide Sannino e di tutte le scuole italiane, vorrei che questa giornata, in apertura del nuovo anno scolastico, avesse anzitutto il segno della speranza e dell’impegno solidale.
Non mi sfuggono i molti problemi che siete costretti ad affrontare quotidianamente. Non dimentico le difficoltà, le carenze, le sofferenze contro le quali combattete, ma sono voluto venire qui a Ponticelli, a Napoli, accanto a voi, per dire a voce alta che avanzare insieme è possibile, e che la scuola è strumento straordinario di crescita personale e collettiva.
Se la scuola non fosse questo, tradirebbe la sua ragione costitutiva.
Nel 2014 una giovane pachistana, Malala Yousafzai, ha ricevuto il premio Nobel per la pace per aver tenacemente affermato il proprio diritto alla scuola, a fronte dell’assurda, violenta pretesa di escludere le bambine dall’istruzione.
Ha rischiato di morire, ma ha continuato a battersi per sé e per chi le stava accanto. In un discorso tenuto nel palazzo delle Nazioni Unite, Malala ha detto che “un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo“.
Parole semplici, con cui ci fa comprendere che la scuola cambia la vita. E’ l’anticorpo al conformismo, e, dunque, alla sottomissione. La conoscenza è libertà, libertà di esprimere i talenti diversi e le diverse aspirazioni.
L’istruzione è la chiave della coscienza civile di un Paese. La capacità di crescere insieme agli altri rappresenta la porta che apre a una cittadinanza piena.
Ragazzi, permettetemi di dirvi: “Andate a scuola!”. Andateci. Non ne fuggite. Non fatevi vincere dalla sfiducia. La scuola è vostra, così come vostro è il futuro.
Certo, spetta alle istituzioni fare in modo che edifici e strutture siano dignitosi e sicuri. Tocca alla istituzioni porre in essere norme e azioni positive per combattere l’abbandono scolastico. Ma la scuola è vostra: è lo spazio che deve consentire a ogni ragazza e ragazzo la possibilità di inseguire i propri sogni e realizzarsi con libertà.
Nuovi indirizzi e nuove risorse attendono ora attuazione. Le regole, persino le risorse, per quanto necessarie, non basteranno mai da sole. Ci vogliono le persone, con le loro storie, i loro volti, le loro doti e anche i loro limiti, la loro umanità.
Teniamo aperte le scuole. Il più possibile. Mettendo insieme idee ed energie, sperimentando, coinvolgendo gruppi, associazioni, corpi vivi della rete sociale. Aprire le scuole vuol dire animare la società, aumentare le occasioni di incontro, contrastare l’illegalità che trova spazio se le istituzioni sono assenti.
L’accoglienza di questa scuola è stata esemplare: e desidero ringraziare il preside, Paolo Pisciotta, il personale dell’istituto, tutti i ragazzi, le loro famiglie e l’intero quartiere, per il grande lavoro svolto in preparazione di questo evento.
Sono contento, cari ragazzi, di essere qui nel giorno in cui, ufficialmente, la vostra scuola prende il nome di Davide Sannino e saluto con affetto i familiari qui presenti. Davide, uno di voi, è stato ucciso a 19 anni perché ha guardato in faccia chi stava rubando il motorino di un suo amico.
E’ stato ucciso perché ha tenuto la testa alta. Lo hanno ucciso per farci abbassare la testa. Ma non possiamo rinunciare a essere donne e uomini liberi, come ha testimoniato anche, trenta anni fa, il giovane giornalista Giancarlo Siani.
Liberi dalle mafie, dalle cosche, da ogni condizionamento illecito. Voglio ripeterlo con forza mentre Nicola Barbato, della Polizia di Stato lotta per la vita: a lui va affetto e riconoscenza. Stava proteggendo con un collega il negozio di un commerciante che chiede semplicemente di svolgere con libertà il proprio lavoro.
La scuola è presidio di legalità. E’ il luogo dove apprendere che possiamo farcela. La scuola è dignità. La camorra e le mafie possono essere sconfitte. La camorra e le mafie saranno sconfitte. E voi, giovani di Napoli, sarete alla testa di questa storica vittoria.
Napoli è una città meravigliosa, che ha nella sua storia, e dunque nel suo dna, la forza e la cultura per avviare una nuova stagione da protagonista ed essere traino per le forze migliori del Mezzogiorno. Napoli è una città con forti contrasti, con ferite da sanare. Ma la sua bellezza è un valore mondiale.
Impegnatevi a coltivare la speranza di costruire un mondo migliore, la speranza di un’amicizia che vinca la sopraffazione, di un rispetto che riconosca la dignità di ciascuno, soprattutto di chi oggi ha di meno.
Ha già perso chi si intruppa nelle gang giovanili, chi cerca la droga, chi spaccia violenza, chi si fa strumento di criminali.
La vita è davanti a voi. Scegliete la vita e non la morte.
Ai ragazzi del Sud in particolare voglio dire che, se la scuola è l’opportunità più grande di sviluppo del Mezzogiorno, e se la crescita del Sud è condizione indispensabile per un pieno rilancio del nostro Paese, allora voi giovani studenti siete la speranza concreta di un nuovo sviluppo per l’Italia intera.
La scuola è decisiva per tutti i giovani nel nostro Paese. L’istruzione è una pietra angolare del patto di cittadinanza, e rientra a pieno titolo tra i diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione. Ha fatto bene Flavio Insinna a ricordare poc’anzi l’art. 34.
Una scuola che funziona bene contribuisce a ridurre le disparità e favorisce la mobilità sociale, nel senso di offrire opportunità ai più meritevoli. Una scuola che funziona male, invece, accentua gli squilibri e crea barriere. Diceva don Lorenzo Milani che, “se si perde gli ultimi, la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati“.
La grande sfida della scuola sta nell’equilibrio, difficile ma decisivo, che tiene insieme inclusione ed eccellenza. Su questo il sistema italiano di istruzione viene messo alla prova e deve dare il meglio: includere, offrendo a tutti le stesse opportunità educative, senza appiattirsi verso il basso; coltivare le eccellenze, affinché esse possano manifestarsi, progredire e contribuire così al benessere sociale.
Di questo sistema le famiglie non sono spettatrici passive, né semplici utenti. In questi anni abbiamo avvertito le difficoltà del patto di fiducia tra strutture scolastiche e famiglie ed è compito della scuola e dei genitori ricostruirlo appieno.
Permettetemi di ringraziare i vostri insegnanti. E il personale che lavora accanto a loro negli istituti di ogni ordine e grado. Vi sono state difficoltà in questi anni, lo so bene. Anni in cui la crisi economica ha penalizzato oltremisura il patrimonio della scuola. Anni nei quali si sono accentuate condizioni di precarietà, affrontate recentemente dal Parlamento.
Proprio per questo voglio dirvi: grazie!
Siete riusciti a dare risposte positive laddove sarebbe prevalso lo scoraggiamento, a tenere uniti i legami sociali, a suscitare attenzione e avviare percorsi di conoscenza e cultura. Oggi senza di voi non sarebbe possibile immaginare un salto in avanti.
E vi chiedo di proseguire questo impegno.
Gli ultimi interventi legislativi hanno sollevato discussioni e hanno messo a confronto punti di vista diversi. Non chiederò mai a nessuno di rinunciare alle proprie idee e al proprio spirito critico. Ma mi sento di chiedere a ciascuno di voi insegnanti di portare il proprio contributo nella scuola di oggi, percorrendo insieme la strada e cercando di migliorare ciò che sta attorno a noi.
Tra le molte lettere che mi arrivano, sono stato colpito da una, molto bella, di un professore di scuola media di Maddaloni.
Non lo conosco. Si chiama Luigi Perrotta, in procinto di andare in pensione dopo oltre 40 anni nella scuola: “Un insegnante alla fine della carriera – mi ha scritto – non consegna alla storia epici avvenimenti ma la sua vita è come un fiume che si dirama in tanti rivoli che bagnano e fertilizzano anime in crescita: credo che, nonostante le apparenze, non una goccia d’acqua andrà sprecata“. Queste parole confermano che insegnare è faticoso, ma è bellissimo. Avete un grande compito per migliorare la società.
La scuola è uno strumento per abbattere le barriere che impediscono il pieno esercizio dei diritti dei disabili. Dobbiamo rimuovere gli ostacoli che stanno anzitutto nei nostri pregiudizi.
La scuola deve essere attenta al lavoro, in modo che la formazione sia più vicina alle esigenze del Paese e lo sbocco professionale per i giovani sia meno lontano e aleatorio.
La scuola può contribuire ad affermare la piena parità di ragazzi e ragazze e la loro libera creatività: nella crescita del lavoro femminile c’è un patrimonio che può sospingere in avanti l’intera società.
Insegnare è un valore che si arricchisce sempre di nuovi significati, come ha detto bene il ministro Giannini.
Ora sulla frontiera dei nuovi linguaggi, dei mezzi digitali di comunicazione, dei social network sono offerte opportunità inedite, che è giusto cogliere mettendole a servizio di una crescita culturale e sociale.
E’ importante per l’Italia, e per l’Europa intera, il modo con il quale saremo capaci di integrare i figli dei migranti. La scuola italiana ospita oggi ottocentomila studenti stranieri: più della metà di questi è nata in Italia.
L’integrazione nei processi formativi è spesso difficile, soprattutto per i giovani arrivati in Italia da poco, senza la conoscenza della lingua. Eppure l’integrazione sta producendo risultati e assistiamo a un avanzamento negli studi di molti giovani stranieri.
Abbiamo ascoltato Ba Seydou, che ha 16 anni. E’ arrivato a Lampedusa dopo un viaggio lunghissimo ed è stato accolto da una famiglia italiana come figlio. Ci conferma che l’integrazione costituisce un vantaggio per la coesione e la serenità sociale.
E’ nostro compito contrastare tutte le povertà educative. La crescita può essere favorita anche da attività extracurriculari, particolarmente per chi è più svantaggiato. Per questo è importante tenere aperte le scuole e allargare le opportunità educative, in alternativa alla solitudine e alla strada.
Lo sport può aiutare molto la scuola, come testimoniano i campioni che sono con noi oggi: dove c’è maggiore impegno sportivo, vi è maggiore legalità.
Ci può aiutare la musica: gli artisti presenti ci hanno ricordato che essa consente partecipazione e crescita insieme.
Ci può aiutare la scienza, con la sua bellezza e la fantasia che suscita: un grazie alla nostra Samantha Cristoforetti, testimonial non soltanto della scuola e delle sue enormi potenzialità ma anche della cooperazione pacifica tra i Paesi che la ricerca può realizzare quando su di essa si investe adeguatamente.
Buon anno scolastico a tutti.
Cari studenti, Signore e Signori,
Il nome di Davide, uno di voi, ucciso qui a 19 anni per aver sfidato la violenza di un rapinatore, ci ricorda che l’Italia ha un debito aperto verso il suo futuro, verso chi nella scuola ha imparato la dignità del non piegarsi.
Venire qui è un gesto esplicito e in questa mattinata, vedremo di quanto valore e e di quali speranze si nutre, ogni giorno, la vita nelle classi.
Dove si coltiva quotidianamente l’unica riserva inesauribile che abbiamo a disposizione: l’intelligenza appassionata di sé e delle cose.
È una riserva costruita nella fatica e nella bellezza quotidiana dello studio e dello stare insieme. È una riserva speciale: non inquina se la estrai, non si consuma se la usi e se la spendi si moltiplica.
Perché la scuola è questo: ritrovarsi fra pari e trovare maestri, che ti guidano e ti cambiano la vita.
La scuola italiana è grande ed esiste per la sfida più difficile e più importante: fare dell’individuo una persona. Ogni giorno. Da Nord a Sud.
Governo e Parlamento hanno lavorato nell’ultimo anno per darle nuove risorse, nuove strutture e nuovi docenti. Per garantire saperi indispensabili in un paese dalle molte bellezze e dalle troppe diversità, per diffondere competenze e metodi adeguati a quel continuo divenire che è il nostro tempo.
È un anno di cambiamento, questo e, quindi, è un anno complesso.
Perché il cambiamento di un sistema così grande si porta dentro la serietà di una scelta politica e lo slancio di una scommessa culturale ambiziosa.
La scommessa è quella di aprire le porte della scuola italiana.
L’abbiamo immaginata aperta all’Europa e al nuovo modo di essere cittadini. Alle lingue e al digitale, al sapere dei libri e al saper fare dei laboratori.
Una scuola aperta al mondo del lavoro e alle competenze ‘morbide’ e trasversali.
Desiderosa e capace di valutare e di valutarsi.
Desiderosa e capace di offrire accoglienza e spazio a tutti i suoi studenti, agli abili e ai disabili, e di far sì che l’italiano sia presto lingua madre e non matrigna per i 750.000 bambini stranieri che non lo parlano e non lo sentono parlare in casa propria.
A scuola, se è scuola, ci si deve sentire davvero a casa, subito e senza condizioni.
Sarà difficile crearla, questa scuola? Penso di sì. Ci vorrà del tempo? È inevitabile. Troveremo ostacoli? Probabile.
Ci diranno che l’alternanza tra scuola e lavoro non funzionerà, perché non siamo la Germania. Che la valutazione non sarà credibile, perché non siamo la Francia. Che l’innovazione didattica non attecchirà, perché non siamo la Finlandia.
E noi risponderemo che siamo l’Italia.
Con l’orgoglio del Paese della Montessori e di Don Milani, di Malaguzzi e di Don Bosco.
Con la passione, la competenza e la voglia di vincere di Fabiola Gianotti, di Samantha Cristoforetti e delle nostre due racchette magiche, Flavia Pennetta e Roberta Vinci.
Risponderemo che per rimanere terra di opportunità e di pensiero e per combattere l’odio e l’intolleranza che segnano oggi i nostri confini resta una carta.
Questa carta si chiama istruzione. Inizia per “i” ma la trovate nelle prime pagine del nostro vocabolario.
E subito accanto troverete un’altra parola-chiave dimenticata per troppo tempo e che denota una splendida virtù. Questa parola è fiducia.
Fiducia fra insegnanti e studenti, fra famiglie e istituzioni scolastiche, fra cittadini e politica.
Quindi anche fra voi e me!
Ma soprattutto fiducia in voi stessi, cari ragazzi, nel superamento delle vostre insicurezze e di quel senso di paura che accompagna i momenti più importanti della vita di ciascuno.
E in questo nostro nuovo vocabolario, sinonimo di fiducia sarà coraggio, che non significa non avere paura, ma vincere la paura.
Nessuno è solo a scuola. Non dimenticatelo: nessuno è solo a scuola.
Oggi è qui con noi a suonare la campanella per voi e per tutti i 9 milioni di studenti in tutta Italia il Presidente Mattarella.
È un regalo che ci fa e che fa al mondo della scuola. La sua presenza è il segno che sulla scuola – e dunque sul lavoro, sulla ricerca, sul domani – lo Stato c’è, lo Stato c’è con tutta la sua forza, la sua autorevolezza e la sua responsabilità.
E anche per questo Le ripetiamo il nostro Grazie!, Signor Presidente.
Scuola, Mattarella e Giannini inaugurano a Napoli il nuovo anno scolastico con 2.000 alunni da tutta Italia
Quest’anno si terrà a Napoli “Tutti a Scuola 2015”, la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico. Ad ospitare l’evento, lunedì 28 settembre, dalle ore 10.30, sarà l’Istituto d’Istruzione Superiore “Sannino – Petriccione“, a Ponticelli. Saranno presenti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che rivolgeranno a studenti e docenti il loro messaggio di augurio.
All’evento parteciperanno circa 2.000 alunni, provenienti dalle scuole di tutta Italia. Sono stati selezionati in base ai progetti e ai percorsi didattici realizzati con i loro insegnanti sui temi dell’intercultura, dell’integrazione, dell’educazione alla legalità, della partecipazione alla vita scolastica.
Sul palco, ad animare la cerimonia, gli studenti che si sono distinti nelle competizioni olimpiche, nello sport, nella musica, nell’impegno nel sociale o per la propria storia di immigrazione e integrazione. Nel corso della mattinata sono previsti dei collegamenti via webcam con 9 scuole italiane che fanno un avanzato uso delle tecnologie nella didattica.
L’inaugurazione dell’anno scolastico sarà trasmessa dalla Rai in diretta tv (su Rai Uno, a partire dalle 11.00) e potrà essere seguita in diretta streaming sul portale del Miur (www.istruzione.it).
Gli Istituti protagonisti sul palco:
- Istituto Penitenziario Minorile – Nisida (Na)
- Scuola Militare “Nunziatella” – Napoli
- Scuola Militare “Pietro Teullie'” – Milano
- Scuola Militare Aeronautica “Giulio Douhet” – Firenze
- Scuola Navale Militare Francesco “Morosini” – Venezia
- Studenti del 48mo Circolo didattico “Madre Claudia Russo” – Napoli
- Istituto “Marcelline-Quadronno” in collaborazione con l’Accademia Ucraina di Balletto Classico – Milano
- Scuola secondaria di I grado “Virgilio” – Paternò (Ct)
- “I Tamburellisti di Otranto” (Le) – Direzione Didattica Statale 4° Circolo “Cantobelli” di Lecce
- Liceo classico statale “Giulio Perticari” – Senigallia (An)
- Ba Seydou, studente dell’Istituto onnicomprensivo “Luigi Pirandello” – Lampedusa
- Irma Testa, Istituto “Ernesto Cesaro” – Torre Annunziata
Gli Istituti in collegamento via webcam:
- I.C. “Amerigo Vespucci” – Vibo Marina
- Liceo Statale “Democrito” – Roma
- IIS “Gastaldi Abba” – Genova
- I.C. “Amari – Roncalli – Ferrara” – Palermo
- I.C. “Dossetti” – Marzabotto (Bo)
- I.C. di Faedis – Udine
- I.P.I.A. “Emilio Orfini” – Perugia
- Istituto “S.G.B. Cottolengo” – Torino
- I.T.I. “Francesco Severi” – Padova
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