Piano di formazione del personale docente

PIANO DI FORMAZIONE DEL PERSONALE DOCENTE (6768)

di Maurizio Muraglia

 

Il pregio principale del modello di formazione per i neoassunti in ruolo 2014-2015 predisposto dalla Direzione Generale Personale della Scuola è quello di aver dato la massima importanza alla valenza riflessiva del lavoro degli insegnanti. Al centro del modello, infatti, vi è l’idea che non si dà vera esperienza nella professionalità docente se il vissuto quotidiano con gli studenti non è sottoposto ad analisi, riflessione e documentazione. L’orizzonte del percorso delineato per i neoassunti è quello della costruzione di un vero e proprio portfolio professionale capace di esitare un “progetto formativo personale, sulla base di un’autoanalisi delle proprie competenze maturate anche a seguito della formazione, e dei bisogni della scuola in cui presta la propria attività”. Lo strumento del portfolio, dunque, ha lo scopo di incrementare la valenza riflessiva del percorso formativo.

Il nesso tra professionalità docente evoluta e formazione in servizio sembra istituito da un’ipotesi che certamente necessiterà di larghe implementazioni perché il modello non si traduca, come spesso accade, in mero adempimento. In questo conterà molto la qualità delle scuole polo, che hanno il compito di predisporre e coordinare sul campo la formazione, e la qualità degli esperti che le stesse scuole polo sapranno coinvolgere in un’impresa cui non sono destinate grandissime risorse finanziarie. Naturalmente anche le scuole di appartenenza dei docenti neoassunti giocheranno un ruolo di rilievo, perché i progetti formativi elaborati dei docenti – che si tradurranno in “laboratori” – dovranno aver radici proprio sui bisogni della scuola.

E’ certo che sulla carta siamo davanti ad un percorso formativo altamente sinergico. Il docente neoassunto andrà costruendo il proprio portfolio a contatto con diverse professionalità, dal Dirigente Scolastico della propria scuola, al tutor che gestirà la parte chiamata “peer to peer”, agli esperti coinvolti nei laboratori formativi, agli altri docenti con cui interagirà nella piattaforma on line prevista. E’ implicito un profilo docente tutt’altro che autoreferenziale, ed è auspicabile che questo tratto non appartenga esclusivamente alle cinquanta ore di formazione in ingresso, ma diventi cifra qualificante di tutti i docenti in servizio.

Non va sottaciuta, per completezza di indagine, una certa vaghezza che avvolge il concetto di “laboratorio formativo”. Esso si configurerebbe (ma in che modo?) quale esito di un “progetto di formazione” realizzato dal docente in prova su una tematica scelta sulla base dei bisogni della scuola tenendo conto anche dei suggerimenti ministeriali. Cosa avverrà, ad esempio, in un laboratorio di quattro incontri sul tema della “dispersione scolastica”? Si tratta di incontri tra docenti alla presenza dell’esperto? Di simulazioni di interventi in classe? Di scambi di esperienze? O di tutto questo insieme?

Sul piano dei “contenuti” di questi laboratori formativi, a guardare i suggerimenti ministeriali (“ambiti di approfondimento”) sembrerebbe che la progettazione curricolare “ordinaria” non faccia parte delle opzioni auspicabili per questi insegnanti. Ma la costruzione del curricolo non è il cuore della professione docente? La capacità di traguardare esperienze di apprendimento (in termini di competenze) o di scegliere contenuti significativi da utilizzare in ambienti di apprendimento coinvolgenti, va esperita tra le pieghe di temi quali “educazione all’affettività” o “nuove tecnologie e loro impatto sulla didattica”? Da approfondire.

In ultima analisi, siamo davanti ad un modello di formazione docente promettente, che almeno supera concezioni “erogative” legate ad una vecchia idea di “aggiornamento”, con l’esperto che sforna slides e gli utenti in ascolto passivo, anche se questa dimensione in piccola parte permane, ma soltanto per il primo incontro introduttivo. L’idea-chiave è quella della condivisione e dell’uscita dall’autoreferenzialità. Ben oliato, implementato e disambiguato rispetto alle priorità autentiche del lavoro docente, potrà portare frutto.