Il Consiglio dei ministri, nel corso della seduta del 26 novembre, vara il Piano nazionale per il Sud.
Il Piano rappresenta un atto di impegno politico e di indirizzo strategico che il Governo ha inteso assumere rispetto al tema della riduzione del divario territoriale; esso contiene l’indicazione puntuale di un numero limitato di priorità sulla cui attuazione dovrà confluire l’impegno e lo sforzo di tutte le Amministrazioni responsabili e competenti, ai diversi livelli istituzionali, per la realizzazione degli interventi necessari. Nei suoi contenuti tiene conto delle proposte delle parti sociali in materia di crescita ed occupazione nel Mezzogiorno.
I temi prioritari sono stati indicati nel Programma nazionale di riforma, approvato dal Consiglio dei Ministri del 5 novembre scorso, e sono stati oggetto delle dichiarazioni programmatiche rese dal Presidente del Consiglio al Parlamento in sede di discussione sul voto di fiducia al Governo il 29 settembre .
Il Piano anticipa l’applicazione dei criteri e degli indirizzi emersi in questi mesi nel dibattito comunitario sul futuro della politica di coesione. La maggiore attenzione all’efficacia degli interventi, la concentrazione su poche e rilevanti questioni, l’imposizione di regole e condizioni preliminari all’impiego delle risorse costituiscono le linee guida della rivisitazione delle politiche di coesione.
Il Piano identifica otto grandi priorità, suddivise in tre Priorità strategiche di sviluppo (infrastrutture, ambiente e beni pubblici; competenze ed istruzione; innovazione, ricerca e competitività) su cui misurare, in un’ottica pluriennale, progressi strutturali di miglioramento delle condizioni di sviluppo del Mezzogiorno.
A queste si aggiungono cinque ulteriori Priorità strategiche di carattere orizzontale, da attuare rapidamente per creare nel Mezzogiorno un ambiente favorevole e pre-condizioni adeguate al pieno dispiegamento delle sue potenzialità di sviluppo: sicurezza e legalità; certezza dei diritti e delle regole; pubblica amministrazione più trasparente ed efficiente; Banca del Mezzogiorno; sostegno mirato e veloce per le imprese, il lavoro e l’agricoltura.
Il Piano per il Sud (varato oggi) verrà trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni.
In coerenza con il Piano ed in raccordo con le sue linee programmatiche, è stato approvato in via preliminare uno schema di decreto legislativo, su proposta del Presidente Berlusconi e dei Ministri Tremonti, Fitto, Bossi, Calderoli e Romani, per l’attuazione della parte della legge sul federalismo fiscale che chiede al Governo di individuare interventi diretti alla promozione dello sviluppo economico e della coesione delle aree sottutilizzate, al fine di promuovere la rimozione di squilibri storici. Sarà il Fondo per lo sviluppo e la coesione (già Fondo per le aree sottoutilizzate) a dare unità programmatica e finanziaria agli interventi nazionali aggiuntivi rivolti al riequilibrio economico e sociale fra le diverse aree del Paese. Si tratterà di interventi e contributi speciali dello Stato, grandi progetti di carattere strategico, programmati in stretto raccordo con le Autonomie locali ed in coerenza con gli indirizzi dell’Unione europea. Ai fini dell’acquisizione dei pareri prescritti, il provvedimento sarà trasmesso alla Conferenza unificata, alla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale ed alle Commissioni parlamentari di merito.
Di seguito il comunicato stampa del MIUR:
Roma, 26 novembre 2010
Piano Sud, 12,5 miliardi per la Scuola e la Ricerca
Gelmini: “Con Piano Sud priorità a ricerca e formazione”
Il Piano Sud approvato oggi dal Consiglio dei Ministri riserva un’attenzione particolare alla scuola e alla ricerca. Sono stati stanziati 12,5 miliardi di euro in questi due settori. Lo sviluppo della ricerca ed il potenziamento del sistema scolastico sono i due elementi principali per il rilancio del Mezzogiorno e per la riduzione del divario con le altre Regioni.
“Scuola e ricerca – ha dichiarato il ministro Mariastella Gelmini – sono la base per la crescita dei giovani e per il loro futuro. Investire in questi settori strategici consentirà di combattere la dispersione scolastica e favorirà un collegamento più forte con il mondo del lavoro, superando la condizione di molti giovani che non studiano e non hanno un impiego. Il Piano Sud varato oggi ha esattamente questo obiettivo e concretizza un preciso impegno politico che il governo ha assunto nei confronti di tutti gli italiani, mettendo tra le priorità la formazione dei giovani del Sud”.
Potenziamento del sistema scolastico:
* costruzione di una scuola modello in ogni Provincia del Mezzogiorno: un edificio all’avanguardia dal punto di vista architettonico e del risparmio energetico, dotato di strumenti didattici innovativi;
* ammodernamento dei plessi scolastici, con precedenza a quelli del I e II ciclo, anche attraverso il completamento dei laboratori didattici e delle strutture informatiche;
* assegnazione di borse di studio agli studenti meritevoli;
* miglioramento della qualità della didattica grazie ai nuovi meccanismi di valutazione degli istituti e dei docenti introdotti in via sperimentale, con la collaborazione dell’Invalsi e dell’Ansas.
* programma di inserimento nel mondo del lavoro attraverso percorsi di apprendistato tecnico e professionale per i giovani in possesso della licenza media.
Innovazione e ricerca:
Il Programma Nazionale della Ricerca 2011-2013 concentra le risorse per il Mezzogiorno su alcuni interventi di grande valore scientifico-tecnologico, capaci di favorire l’innovazione e la competitività del tessuto industriale e produttivo.
Il piano prevede la realizzazione di Poli Integrati di Ricerca-Alta Formazione-Innovazione, ovvero centri di eccellenza dove il settore pubblico e quello privato lavorano per favorire la ricerca in alcuni settori strategici per il futuro dei giovani:
* Manifatturiero;
* Salute;
* Economia dei servizi;
* Tutela dell’ambiente e sviluppo del turismo sostenibile.
Inoltre, in sintonia con gli obiettivi generali del piano Sud, saranno attuati alcuni interventi che favoriranno la realizzazione di numerose iniziative ritenute prioritarie nei seguenti settori:
* Biotecnologie;
* capacità sistemistica;
* tecnologie di comunicazione;
* nuovi materiali;
* elettronica avanzata;
* energie rinnovabili;
* logistica integrata;
* infrastrutture di ricerca.