I docenti di Sostegno “Bis-Abili”
di Salvatore Nocera
Negli ultimi mesi si è accentuata l’attenzione degli esperti e degli uomini di scuola sull’inclusione scolastica e sul significato dell’attività di sostegno didattico. La FISH con alcune associazioni sostiene l’ipotesi di abolire le aree disciplinari nelle scuole superiori e di pervenire ad una nuova classe di concorso per il sostegno. La Fondazione Agnelli ha pubblicato un ponderoso studio sull’opportunità di mandare la maggioranza degli attuali docenti per il sostegno ad insegnare nelle discipline curricolari di rispettiva abilitazione, lasciando solo una percentuale di essi a comporre gruppi di esperti itineranti a livello provinciale o subprovinciale, come consulenti esterni alle singole scuole. Mentre si sono avute reazioni molto articolate all’ipotesi della Fondazione Agnelli da parte soprattutto del mondo accademico, prima fra tutte la Società italiana di pedagogia speciale e da parte della F I S H, alla proposta della stessa F I S H sull’abolizione delle aree disciplinari per il sostegno nelle scuole superiori , si è avuta una reazione culturale da parte di un certo numero di docenti specializzati nel sostegno. Finalmente così si riapre un dibattito culturale sull’inclusione scolastica e sul ruolo che in essa svolge il docente specializzato.
Si trascurano le critiche pseudosindacali secondo cui l’abolizione delle aree di sostegno nelle scuole superiori sarebbe voluta allo scopo di favorire docenti specializzati operanti in alcune discipline, come i docenti di educazione tecnica.Esaminiamo invece le osservazioni più culturalmente pregnanti contenute in un articolo recentemente pubblicato ed in una lettera inviata dagli stessi docenti al Sottosegretario Rossi Doria per scongiurare l’abolizione delle aree.In sintesi le osservazioni si concretizzano nella denuncia che l’abolizione delle aree renderebbe impossibile ai docenti per il sostegno seguire gli alunni nelle specifiche discipline; tale osservazione è rafforzata nei confronti della creazione della nuova classe di concorso per il sostegno che renderebbe i docenti specializzati dei semplici educatori e non più docenti.
La soluzione proposta è coerente con queste osservazioni e invita il MIUR a rafforzare la funzione docente dei docenti specializzati i quali dovrebbero avere la cattedra sdoppiata in una parte di docenza curricolare nella propria disciplina per tutta la classe ed una parte per il sostegno in quella stessa disciplina con gli alunni con disabilità e non solo, ma anche con DSA e con svantaggio socioculturalee con gli stranieri.Diverrebbero così, come si legge nell’articolo citato, “ docenti bis abili”.
La proposta a tutta prima sembra interessante ; ma esaminata più in profondità svela una precisa concezione dell’inclusione scolastica, che, a mio avviso, è opposta a quella su cui si è fondata l’inclusione in Italia sin dall’inizio avvenuto alla fine degli Anni Sessanta.
Infatti , ove si accettasse questa ipotesi, avremmo attorno all’alunno con disabilità una classe speciale composta da tutti i docenti specializzati che opererebbero in tutte le discipline. Qui, invece dell’abolizione delle aree disciplinari si avrebbe una moltiplicazione delle aree pari al numero delle discipline insegnate. L’ipotesi innovativa invece da cui è partita l’Italia allora era che i responsabili primari dell’inclusione fossero i docenti curricolari, che allora seguirono moltissimi corsi di formazione ed aggiornamento in servizio, aiutati da docenti specializzati per sostenere loro nel conoscere i bisogni educativi speciali e nel fornire indicazioni didattiche speciali tali da facilitare il dialogo educativo con gli alunni con disabilità.
Purtroppo tale disegno originario , anche a causa della mancata formazione iniziale ed in servizio dei docenti curricolari e dell’aumento del numero degli alunni per classe è stato profondamente offuscato ed il ruolo di sostegno dei docenti specializzati è divenuto preminente ed addirittura assorbente; il docente per il sostegno è divenuto quasi la protesi didattica dell’alunno con disabilità, favorito in questa deriva dalla delega dei docenti curricolari ai soli docenti di sostegno, delega rafforzata dalle richieste crescenti di il massimo delle ore di sostegno da parte dei genitori, richieste avallate anche dalla Magistratura per una malintesa concezione dell’inclusione scolastica.
La tesi di quanti vorrebbero lo sdoppiamento della cattedra di sostegno in ore di sostegno ed in ore disciplinari fa definitivamente propria questa deriva che capovolge totalmente la visione originaria dell’inclusione italiana.
A questo punto c’è da fare una scelta di fondo. O si accetta questa nuova soluzione ed allora è inutile quanto è previsto dal dpr n. 249/2010 sull’obbligo di formazione iniziale di tutti i futuri docenti curricolari sulle didattiche dell’inclusione scolastica e sull’obbligo di aggiornamento in servizio su di esse, specie con particolare riferimento alle specifiche tipologie di bisogni educativi speciali conseguenti alle differenti tipologie di deficit, o si migliora l’attuale situazione. Le aree disciplinari attuali non funzionano, poiché in ciascuna di esse è raggruppato un notevole numero di discipline e quindi il docente nominato ad es. nell’area tecnologica può essere uno di oltre 130 discipline e pertanto, anche se nominato in una specifica area, non necessariamente risponde ai bisogni educativi specifici dunque all’alunno. Tanto è vero ciò che le aree disciplinari non sono mai state realizzate nella scuola secondaria di primo grado che pur avrebbe dovuto adottarle per legge ed i risultati sono stati molto migliori della scuola superiore. Né si dica che nella scuola secondaria di primo grado le discipline non sono specifiche come nelle scuole superiori, poiché occorrono ben precise classi di abilitazione per poter insegnare in ciascuna cattedra come per le scuole superiori.
La soluzione proposta dai “ docenti bis abili “, abili nella specifica disciplina curricolare e nella corrispondente attività di sostegno, è più coerente dell’attuale situazione; rompe però una scelta culturale ultraquarantennale che invece con l’abolizione di vorrebbe rilanciare.In tal senso va letta la richiesta della classe unica di concorso per il sostegno che deve avere contenuti orientati non ad un generico ruolo educativo, ma alle didattiche speciali con cui debbono essere sostenuti gli alunni con disabilità ed i loro docenti curricolari.
Sapranno gli attuali docenti specializzati cogliere il vero senso delle proposte della F I S H e saprà il MIUR porre le condizioni per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica, aumentando il numero di crediti formativi sulle didattiche speciali per la formazione iniziale dei futuri docenti curricolari della scuola secondaria, rispettando il tetto massimo di 20 alunni nelle classi ove sono presenti alunni con disabilità, abolendo le aree disciplinari nelle superiori ed individuando indicatori di qualità dell’inclusione nelle singole classi e nelle singole scuole nell’ambito del sistema nazionale di valutazione che si intende attuare?