Il TFA: un sintomo del male che intossica la scuola
di Enrico Maranzana
“La valutazione è l’araba fenice dell’intero nostro sistema scolastico! Nessuno sa che cos’è!” è lo stimolo che Maurizio Tiriticco lancia, affrontando sia quel pasticciaccio brutto del TFA, sia il regolamento sulla valutazione.
La questione di fondo riguarda il livello del punto di vista da cui osserviamo la realtà scolastica che, come le cipolle, è a più strati.
Collochiamoci su un piano superiore a quelli del dibattito in corso per prefigurare un mansionario che compendi le competenze richieste ai novelli insegnanti.
Due sono le principali vie risolutive.
La prima ha natura etica: è costituita dalla presunta certezza di conoscere “il bene e il buono” a cui tutti devono adeguarsi.
La seconda si sviluppa in ambito tecnico scientifico, oggettivamente: la significatività della valutazione poggia sui processi di controllo, sulla comparazione obiettivi.. risultati.
Quale itinerario è stato intrapreso dal ministero?
Come giustificare l’assenza della visione sistemica?
A cosa è dovuta la disattenzione per la progettualità?
Perché nessuno ha difeso la professionalità dei docenti, valorizzandola?
Come mai la terminologia corrente non è univoca e rigorosa e perché non ha come riferimento la lettera della legge?
In rete è visibile “TFA: un vaglio per discriminare gli orecchianti dai professionisti” che mostra alcune delle problematicità che sono da affrontare quando si organizzano percorsi formativi per aspiranti docenti.