APREA = IKEA… uno slogan senza costrutto

APREA = IKEA… uno slogan senza costrutto

di Enrico Maranzana

La convocazione per il 6 agosto della commissione cultura della Camera per discutere il DDL sull’autogoverno delle istituzioni scolastiche ha sollevato critiche e proteste. Se la problematica fosse stata collocata nel suo abito naturale ogni resistenza sarebbe evaporata.

 

LA SCUOLA è UN’AZIENDA in quanto SISTEMA orientato alla promozione delle capacità e delle competenze dei giovani.

L’efficacia della sua azione dipende dalla struttura organizzativa in cui fluiscono i suoi progetti che, in conformità ai dettami della scienza dell’amministrazione che la legge ha fatto propri, incrocia le responsabilità amministrative della dirigenza con quelle di indirizzo e controllo spettanti agli organismi collegiali.

La lettura della realtà scolastica presuppone una visione tridimensionale: sul piano il tradizionale organigramma in cui sono affrontati in sequenza il problema formativo [Consiglio di Istituto/Consiglio dell’autonomia  – che definisce le competenze generali] – il problema educativo  [Collegio/Consiglio dei docenti che programma l’azione educativa per promuovere le capacità che sono a fondamento delle competenze generali indicate dal Consiglio] – il problema dell’istruzione [Consiglio di Classe – che opera per far convergere gli insegnamenti verso i traguardi comuni] – il problema dell’insegnamento [docente – che progetta e gestisce occasioni d’apprendimento]; perpendicolarmente è collocato il dirigente scolastico responsabile sia dell’unitarietà della gestione, sia dell’assonanza tra le scelte operate dagli organi di governo con il vigente sistema di regole.

 

LE CARENZA DEL DDL 953 sulle quali la protesta non si è posata

La prima consiste nella mancata valorizzazione del flusso informativo che lega le scuole, attraverso il Consiglio di istituto/Consiglio dell’autonomia, all’amministrazione centrale: le competenze generali, che qualificano gli indirizzi di studio, sono da “elaborare e adottare” in conformità alle direttive impartite per unificare il servizio nazionale [CFR Regolamenti di riordino – marzo 2010;  D.M. 9 febbraio 79]

La seconda riguarda l’assenza di vincoli atti a assicurare che dai POF traspaiano l’unitarietà del servizio, il riconoscimento e la fruizione della sinergia tra gli interventi, la progettualità che finalizza ogni azione al conseguimento di specifici risultati, l’interdipendenza tra organismi, il feed-back che comparando attese e risoltati consente di capitalizzare le informazioni contenute nei relativi scostamenti, la costituzione di un sistema informativo atto a motivare la partecipazione.