Il massacro del test…

Il massacro del test…

di Maurizio Tiriticco

… oppure, test per un massacro, test al massacro… comunque la si metta, ormai sono molti anni che stiamo assistendo a una utilizzazione assassina di uno strumento misurativo e, per certi versi, valutativo, che ha invece una sua storia, una sua tradizione, una sua dignità! Tutti valori che i nostri “esperti” del Miur, dell’Invalsi, del Formez, delle Università hanno completamente stravolto facendone polpette! Inducendo e sollecitando reazioni più che legittime, le quali ovviamente non si sono scatenate contro “quei” test ma contro il test tout court! Altro che cultura della valutazione, di cui parliamo da anni! Una sottocultura bella e buona! Il fatto drammatico è che gli autori di questa sottocultura sono proprio coloro che invece ne dovrebbero sostenere e dimostrarne tutta la validità.

Chiunque si occupi di valutazione sa – e io stesso l’ho scritto più volte – che il test nell’ampio panorama degli strumenti valutativi occupa un posto di tutto rilievo e “serve”, però, solo a certe operazioni di indagine e di analisi e non ad altre, le quali sono affidate ad altri strumenti. E si tratta di operazioni per certi versi “semplici”, che attengono, cioè, ad operazioni mentali elementari logiche o di memoria di primo livello. In effetti nel linguaggio comune e anche nel linguaggio scientifico si adotta la parola test anche per una serie di operazioni che sono di natura diversa e che più correttamente dovrebbero chiamarsi reattivi. Ad esempio, i test di appercezioni tematica (tat) o i test proiettivi o le famose macchie di Rorschach, usati nell’analisi psicologica, servono a far “reagire” il soggetto a una data situazione debitamente rappresentata, in genere, da uno o più disegni. Orbene, la reazione varia da soggetto a soggetto ed è solo estremamente casuale che si abbiano “reazioni” eguali. Il test classico, invece riguarda l’area delle conoscenze condivise e consolidate. Se chiedo a un bambino di disegnare un albero o a un paziente che cosa vede in una macchia, le reazioni manifestate saranno indicazioni di un dato stato interiore, che riguarda l’”ampia area” della personalità, non la “piccola area” delle conoscenze acquisite e da tutti condivise. Le risposte ai reattivi sono tutte diverse e tutte accettabili, non sono né vere né false. Nella zona test, invece, le risposte sono già “date” in partenza: tre per tre fa nove; l’abbazia di Montecassino è stata fondata da San Benedetto nel 529 d. C; Mosca è la capitale della Russia. La zona reattiva non distingue il vero dal falso, la zona test, invece sì! Berlino è la capitale del Regno Unito; la seconda guerra mondiale è scoppiata nel 1914!

Ne consegue che le zone esplorate dallo strumento test sono estremamente “ridotte” rispetto a quelle esplorate dai reattivi. Un conto sono tutti i molteplici aspetti della personalità (dall’es al superio, per dirla con Freud), e una persona è sempre diversa dalle altre; altro conto sono le conoscenze che un soggetto possiede o meglio che più soggetti di una data comunità posseggono e necessariamente devono condividere. Più soggetti possono esprimere giudizi diversi a proposito di un oggetto, un fatto, uno spettacolo, un viaggio, ma i dati costitutivi degli oggetti considerati e valutati – la stessa vicenda, lo stesso film, lo stesso itinerario – sono quelli e non altri. E non bisogna mai confondere la conoscenza di un dato, una data, un evento, un principio, con la valutazione che il soggetto esprime su quella conoscenza. Un conto è sapere che lo spread oggi è a tot punti (zona test eguale per tutti), altro conto è esprimere una valutazione, fare commenti, comparazioni, previsioni (zona analitico reattiva, diversa da soggetto a soggetto)! Per tutte queste ragioni il test è uno strumento “povero” e il suo campo di indagine è ristretto solo – ripeto – alle conoscenze da tutti condivise in una determinata situazione spazio/temporale. Per secoli abbiamo ritenuto per certo che la Terra fosse il centro dell’Universo! O che gli dei vivessero sull’Olimpo!

Venendo ora agli item che sono stati proposti nei test amministrati in questi ultimi anni, ciò che in primo luogo lascia perplessi è che spesso viene proposto come item test un item reattivo: una contraddizione in termini! E nella maggior parte dei casi vengono proposti item che, pur essendo oggettivi, vanno molto al di là delle conoscenze che si ritengono necessarie per controllare “quella” data disciplina o “quel” dato ambito pluridisciplinare. Il fatto è che nessun esperto controlla e conosce tutti i dati di una data disciplina ed è facile far cadere uno storico, un linguista un sociologo proponendogli item eccessivamente sofisticati. Anche un esperto di letteratura medievale non è detto che debba sapere che l’incoronazione di Filippo Augusto, di cui alla canzone Doutz brais e critz di Arnaut Daniel, è avvenuta il 21 maggio del 1180. E’ facilissimo far cadere centinaia di ottimi esperti proponendo loro item di questo tipo.

Spesso è la formulazione stessa dell’item che è o estremamente semplice o estremamente macchinosa. Il più delle volte si ricorre a quesiti che attendono una risposta e si tratta di una scelta non molto coerente con la tipologia classica dell’item che, in quanto tale, deve essere costituito di una proposizione di senso compiuto: in genere la parte nominale e la parte verbale costituiscono il segmento iniziale dell’item, a cui seguono diverse opzioni – o quattro o cinque – tra cui occorre scegliere quella esatta.

Insomma, l’elaborazione di un test richiede cultura della valutazione e una particolare professionalità, che non si inventa e non si improvvisa. Non è sufficiente essere esperto in una disciplina per essere anche esperto nell’elaborazione di test, o meglio un testista! Quindi, è stata un’estrema leggerezza quella di credere che bastasse mobilitare esperti disciplinari per avere buoni test! Si è trattato di una sottovalutazione che non solo ha provocato quelle migliaia di errori che tutti conosciamo, ma anche una selezione affidata più alla risposta casuale e fortunata che alla risposta medita e circostanziata. Così non vi è alcuna certezza che solo i migliori hanno superato i tanti test che in questi ultimi anni abbiamo somministrato a iosa!

Non so se la lezione è stata compresa! Se procederemo ancora così – e segnali di segno contrario non se ne vedono – continueremo a gettare discredito sui test e contribuiremo a far crescere a dismisura… l’incultura della valutazione! E avremo ancora polemiche a non finire! Mah!

 

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