Innovare il servizio scolastico… in cinque mosse
di Enrico Maranzana
Gli studenti quando affrontano un compito in classe esibiscono comportamenti tipici e ricorrenti: la prima fattispecie è costituita da quanti leggono il testo del compito, ne individuano le richieste, specificano il risultato atteso, reperiscono i dati necessari, formulano ipotesi, le concretizzano in strategie, elaborano le risposte. Una seconda squadra è formata da quanti piegano il testo alle conoscenze e alle regolo conosciute e ne riformulano la richiesta. Ci sono infine quelli che fanno affidamento sui suggerimenti dei compagni.
Si tratta di una chiave di lettura di quanto oggi serpeggia nel mondo della scuola e che si è reso manifesto per “La Finlandia che sull’onda dei successi di PISA, ha imparato a “vendere” all’estero la propria immagine di Paese leader nell’istruzione. Il nuovo prodotto di esportazione è l’architettura scolastica”.
La questione che qui si pone è: quali sono i nodi da sciogliere per adeguare l’istituzione scuola al mondo contemporaneo?
1 – Leggere il campo del problema, specificare il risultato atteso
La legge ha sostituito la parola scuola con Sistema educativo di educazione e di formazione. Si tratta di un cambiamento epocale in quanto portatore d’unitarietà, di finalizzazione, del coordinamento sinergico, del controllo. [CFR in rete “La scuola del XXI° secolo”; “La scuola rivedrà le stelle?”; “Autonomia, progettazione .. parole leggere”]
2 – Capitalizzare l’esperienza
Chi è chiamato a decidere del futuro dell’istituzione scolastica vive due intense tentazioni: pensare d’intervenire su d’un terreno immacolato; presumere che le soluzioni precedentemente adottate siano sbagliate e, di conseguenza, non ricercare le cause della loro inefficacia. Tentazione a cui ha ceduto sia il ministro Francesco Profumo quando ha detto che la scuola media è l’anello debole [CFR in rete “Riformare la scuola media: perché?”], sia la VII° commissione cultura della Camera che elabora il DDL sull’autogoverno delle istituzioni scolastiche [CFR in rete “L’abbecedario dell’autonomia e dell’autogoverno”; “DDL Aprea: una scelta irrazionale”; “Libertà di insegnamento, ovvero, i bamboccioni”]
3 – Reperire i dati necessari
La gestione del sistema educativo di istruzione e di formazione richiede sia la rigorosa applicazione dei principi scientifici dell’organizzazione [CFR. in rete “Coraggio! Organizziamo le scuole”], sia l’accettazione da parte della dirigenza scolastica delle responsabilità del proprio ufficio, senza dilatarle per invadere ambiti altrui [CFR in rete “La scuola è stata imbalsamata”].
Inderogabile la costituzione di un patrimonio lessicale/concettuale condiviso [CFR in rete “Competenza: un concetto multiforme”; “Competenze: poche idee ben confuse”].
Ineludibile la ridefinizione della funzione docente per adeguarla alla strutturazione a sistema della scuola [CFR in rete “La professionalità dei docenti: un campo inesplorato”]
4 – Formulare ipotesi e disegnare strategie
La progettualità è la sostanza dell’autonomia delle scuole: si concretizza nell’ideazione, nella realizzazione e nel controllo di iniziative formative, educative, d’istruzione e d’insegnamento [CFR in rete “Insegnare matematica dopo il riordino”].
Sul versante dell’insegnamento il cambiamento richiesto è profondo: gli argomenti disciplinari diventano “strumento e occasione” per la costruzione di occasioni di apprendimento la cui caratterizzazione è data dai problemi che hanno segnato l’evoluzione delle conoscenze e dai tipici metodi risolutivi del settore [CFR in rete “Lab. di matematica: Pitagora”; “Percorso didattico sui numeri naturali e sistemi di numerazione”; “Problema, modello, esecutore”]. In questa direzioni muovono le raccomandazioni metodologico-didattiche contenute nei regolamenti di riordino del 2010.
5 – Ottenere risultati
Il problema che la scuola affronta è stato scomposto in parti via, via più minute: formazione – educazione – istruzione – insegnamento sono i raffinamenti. [CFR in rete “Coraggio! Organizziamo le scuole”]