Berlinguer: ”L’esame non funziona più”, il perché non conta
di Enrico Maranzana
L’on. Luigi Berlinguer ha avanzato alcune proposte di cambiamento dell’esame di Stato. Ecco la trascrizione e il commento delle sue affermazioni:
“L’esame di maturità così come lo conosciamo oggi l’ha inventato lui, con una riforma approvata 15 anni fa, nel 1997” che, all’art. 6 prevede una certificazione che dia “trasparenza alle competenze, conoscenze e CAPACITA’ acquisite”.
“E ora per l’eurodeputato Luigi Berlinguer quella prova, quella che in questi giorni sta impegnando mezzo milione di ragazzi, è giunta al capolinea, va cambiata. Se trasferissimo quest’impostazione all’interno d’una scuderia di formula uno si udirebbe: “Buttiamo via questo prototipo, non ha dato gli esiti attesi. Non ci interessa individuare e rimuovere le cause delle prestazioni deludenti”. Si tratta della stessa leggerezza che ha caratterizzato la sostituzione dell’esame di maturità del 69 [CFR in rete “L’amministrazione centrale non ha superato l’esame di maturità”], superficialità che oggi si manifesta nella disattenzione al contenuto dei POF: la categoria “capacità”, finalità dell’istituzione e dell’esame è assente!
Ma non con “piccoli aggiustamenti”. Serve una “revisione radicale della valutazione alle superiori”. Asserzione che, oltre a rinnegare la “Finalità degli esami di Stato del 1997– che hanno come fine l’analisi e la verifica della preparazione di ciascun candidato in relazione agli obiettivi generali e specifici propri di ciascun indirizzo di studi” occulta le carenze della gestione scolastica. La valutazione esterna del sistema è importante ma, molto, molto di più lo è quella interna, obbligatoria dal 74: il collegio dei docenti ha il compito di “valutare periodicamente l’andamento complessivo dell’azione didattica per verificarne l’efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell’attività scolastica”.
“Quando facemmo la riforma negli anni Novanta- ricorda Berlinguer – l’esame era ridotto a una burletta. Si portavano solo due materie. E così fin dall’inizio dell’ultimo anno i ragazzi erano incentivati a non studiare più tutto il resto”. Si osserva nuovamente l’inconsistenza di cui si è detto: si giudica senza riflettere sul carattere dell’accertamento del 69. I consigli di classe erano chiamati a certificare la preparazione dei candidati mentre la commissione d’esame aveva un compito diverso: “La valutazione globale della personalità del candidato”. Chi era ammesso all’esame doveva manifestare le sue inclinazioni e potenzialità: ecco perché era chiamato a illustrare situazioni conosciute a fondo.
“Ma ora è tempo di cambiare, di nuovo. Con una valutazione “diversa, più centralizzata”. Servono, invece, “forme di verifica in itinere” durante il quinquennio, “centralizzate ed esterne”. Come l’Invalsi, ma “su più materie e con formule diverse“. Una proposizione che sottende una visione di scuola che ha poca attinenza con il modello disegnato dalla legge che “si sostanzia nella progettazione educativa, dell’istruzione e formazione”, che è orientato alla promozione e al consolidamento delle capacità e delle competenze dei giovani. Una proposizione da cui traspare l’assoluta insensibilità ai problemi organizzativi e del flusso delle informazioni [CFR in rete “Coraggio! Organizziamo le scuole”}. Una proposizione che considera la scuola come se fosse di una scatola nera. Una proposizione che indaga sul sistema scolastico in termini globali, indifferente alle problematiche delle singole persone.
“L’esame non funziona più, secondo Berlinguer, anche perché la grande maggioranza dei ragazzi viene comunque promossa”. Riformulando: la casualità e il pressapochismo delle valutazioni che i docenti danno al termine di ogni anno della secondaria conducono inevitabilmente a un elevato numero di bocciature.