Le tracce al tempo dei Tecnici
di Beatrice Mezzina
Al tempo del Governo Tecnico, sembrano essere tutti soddisfatti delle tracce di Italiano nell’Esame di Stato 2012.
Il ministro Profumo dalla Cina mette in rilievo la positività dell’invio telematico e il risparmio conseguente, i grandi quotidiani evidenziano la complessità culturale e, nel contempo, la fattibilità delle tracce proposte.
Non ci possiamo più lamentare della faziosità delle tracce ai tempi della destra. Non c’è nemmeno il gusto di indignarsi – ricordate? – per il discorso di Mussolini dopo il delitto Matteotti proposto dagli esperti gelminiani tra gli altri documenti perché i poveri studenti si provassero a trovarvi le connotazioni del leader.
Siamo al tempo dei Tecnici, gli esperti e le direttive sono cambiate, siamo nella connotazione della sobrietà, i tecnici bocconiani e il politecnico Profumo presentano massime e riflessioni di personaggi dall’autorità indiscutibile; sono anche colti, gli esperti, presentano temi sofisticati, il labirinto, il tempo, i giovani e la crisi, il bene comune, la banalità del male.
Perché mi prende invece un attonito momento di appannata reazione? Perché ascolto con interesse una saggia collega, commissaria d’esame, che propone una petizione per qualche traccia normale?
Ma l’argomentazione è fiacca, non ne tengo il filo; mi apre invece la mente il parlarne con uno studente “bravo” che insieme con qualche compagno mi allieta il pomeriggio con le noterelle d’esame.
Provo allora ad argomentare.
La traccia letteraria – analisi del testo – è una traccia il cui svolgimento gli insegnanti hanno sempre consigliato ai “bravi” studenti come luogo idoneo a mettere in luce la propria preparazione e a distinguersi da chi sceglie invece altre tracce in cui tutti, più o meno, possono scrivere qualcosa.
La traccia, tuttavia, tratta da un articolo di Montale del ’61, propone il ragionamento dell’autore sul tempo che è “un vuoto da riempire” in una società in cui si riducono progressivamente le ore di lavoro e sul fatto che “pochi sono gli uomini capaci di guardare con fermo ciglio in quel vuoto” .
Le domandicchie da prove INVALSI indicate come percorso di analisi, non aiutano la comprensione del difficile testo e le consegne, di fare qualche osservazione “di sufficiente ampiezza” o di soffermarsi sul grado di “attualità/inattualità dei ragionamenti di Montale” , spaventano.
Certo si poteva anche contestare il ragionamento e provare a discutere sul fatto che la dimensione del tempo, tra esodati e disoccupati, ora è altro che un vuoto da riempire, che la riflessione di Montale ha una datata atemporalità, mi si perdoni l’ossimoro, e proporre altre idee che potessero sovvenire a sostegno o a contrasto.
Difficile cosa, tuttavia, per uno studente in tensione d’esame, che non ha forza e ardire per mettere appena in dubbio il ragionamento di un autore di tale spessore.
Pochi quindi gli studenti che hanno scelto questa traccia.
Il giovane “bravo” passa quindi a un’altra traccia non essendogli stata proposta, in quella a carattere letterario, una richiesta che gli permettesse di dimostrare lo studio, gli approfondimenti critici, insomma le conoscenze di base che sostengono spesso una conseguente scrittura consapevole, colta, argomentata.
La tipologia B- il saggio breve o articolo di giornale – per l’ambito artistico-letterario propone seccamente il tema del labirinto con testi e dipinti a supporto, da Eco a Picasso, da Borghes a Pollok, da Calvino a Escher. Come sono colti i nostri, sia pur tecnici bocconiani!
Sono stati mai in una scuola? Si studiano comunemente Pollok ed Escher ?
Un tema affascinante e complesso come il labirinto, con tutte le sue innumerevoli accezioni, dallo straniamento all’ordinata casualità, dalla perdita del centro all’instabilità, è questione troppo complessa per un saggio che farebbe tremare le vene e i polsi anche a un consumato intellettuale.
E poi senza poter consultare, riflettere, approfondire, come fa qualsiasi persona di senno e pur esperto scrittore per impostare un saggio.
Lo studente “bravo” passa ad altro.
Per la tipologia B -ambito socio-economico – la proposta I giovani e la crisi è abbordabile. Ci sono i dati Istat, Censis – i Tecnici hanno fornito dati tecnici, infatti – e ci sono pure le soluzioni alla Steve Jobs, per motivare i giovani ad osare, a seguire il cuore e l’intuizione!
La maggior parte degli studenti svolge questo compito, si può scrivere, se ne parla continuamente, i testi di riflessione sono pertinenti, anche il grassetto del CENSIS sulla mobilità che non c’è, dà la dritta e offre anche una specie di sottesa sollecitazione alla soluzione del problema, l’invito cioè ai giovani ad essere disponibili appunto alla mobilità, come se non avessimo già tanti cervelli all’estero.
Lo studente “bravo” si ferma.
La sua professoressa, brava anche lei, ha commentato in classe il Rapporto dell’Accademia della Crusca sulle prove d’esame e gli studenti hanno letto che queste tipologie di tracce, che richiedono generalissimi commenti su fatti economico sociali di grande complessità, rischiano di far produrre testi modesti, di spicciola argomentazione indotta.
Non sarà banale, riflette lo studente “bravo” che vorrebbe costruire qualcosa di sostanzioso, comunicativo e apprezzabile?
Scarta così pure la traccia sul testo di Hannah Arendt, sull’Olocausto, gli Ebrei e il Nazismo, ormai a rischio altissimo di piattume.
Che gli resta?
L’ambito Storico-politico – Bene individuale e bene comune. Belli i testi da commentare, da Russeau ad Einaudi, con la frase finale di Giuseppe De Rita “dobbiamo sentirci motore primario della organizzazione e valorizzazione del bene comune” che offre già la tesi su cui costruire l’argomentazione.
Scelgo questa, pensa il ragazzo “bravo”, ma non ne verrà un pistolotto sui giovani e il bene comune mentre in senato si discute sul tesoriere Lusi e sui beni distratti e utilizzati per il bene di pochi?
Nemmeno lo convince la traccia sulle Responsabilità della Scienza e della Tecnologia, presente in tutti i temari e i siti studenteschi con diverse angolazioni e svolgimenti, disponibile in ogni cartucciera mediatica che si rispetti.
Che figura ci faccio con una traccia così scontata? Alla pari con chi non ha mai studiato?
Che fare poi della traccia sui vent’anni che, a detta di Paul Nizan, non sono la più bella età della vita? Confermare, confutare? Troppo personale, i fatti miei in piazza?
Ritorna allora lo studente “bravo” a Montale; risponde a qualche domandicchia, svicola dalla discussione sul tempo e, finalmente, risponde alla consegna di fare “opportuni collegamenti” con altri testi di Montale che ha letto, da cui ha capito la poetica, la visione del mondo, lo stile, gli Ossi, le Occasioni, Satura e quant’altro. Si riferisce ai testi letti, cita “l’anello che non tiene”, “il varco”, gli “automi” di Fischi nel buio, “l’uomo che se ne va sicuro agli altri e a se stesso amico”: insomma argomenta sul pieno della sua preparazione.
Gli valgono, insomma le sudate carte e il lavoro condotto in classe insieme con la sua brava professoressa.
Che fatica, per svolgere una traccia normale, come chiede la collega in punta di lingua perché si corre il rischio di passare per reazionari!
Non è un attacco reazionario mastrocoliano. Non si rimpiange certo La concezione del dolore in Manzoni e Leopardi, tipica e derisa traccia dei tempi andati; è necessario invece proporre tracce che sondino il lavoro fatto in anni di lavoro a scuola, la profondità dello stesso, altrimenti gli studenti sono tutti sullo stesso piano, alla caccia di quello che potranno scrivere su tematiche rimacinate dai dibattiti televisivi, che sono le più scelte, o alla ricerca di poter cavare qualcosa dai documenti di riferimento, con conseguenti giustapposizioni più che argomentazioni.
Non sono recriminazioni di insegnanti di vecchia maniera ma riflessioni di tutto rispetto che si colgono dai Rapporti dell’Accademia della Crusca sui temi di Italiano negli Esami di Stato; gli esperti della Crusca, fior di professori tecnicissimi in materia, propongono anche, sommessamente, una qualche revisione delle tipologie e una riduzione dei documenti di consultazione.
Riflettano allora gli estensori delle tracce.
I tecnici soprattutto.
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