Basta una spruzzatina di profumo?
Ma perché i nostri ministri pensano sempre “in piccolo”? Possibile che l’ultimo ministro che ha pensato “in grande” è stato Giovanni Gentile? Seguito – è vero – da due ambiziosette… Moratti e Gelmini… ma solo il primo ha lasciato un segno che ancora non riusciamo a doppiare!!! Ma perché i nostri ministri “maschi” PI si sentono sempre ministri a tempo? Perché non guardano un po’ più lontano dal loro naso? Lo so! Il momento è grave e non c’è una lira, ma quel poco che si può spendere è proprio necessario sperperarlo in medagliette per i primi della classe? Ho già scritto su FB che premiare i migliori quando uno stadio è impraticabile equivale a promuovere gare di cui già si sa chi sono i vincitori! Io penserei allo stadio prima che agli atleti! E’ come dare una medaglia a chi è sopravvissuto alla mitraglia nemica! Si premia il vivo e non si contano i morti! Per loro c’è sempre un bel Vittoriano! Ad perpetuam rei memoriam! Così va il mondo, anche con un governo tecnico…
Ma non finisce qui! Ci sarebbe un’altra bella pensata, se non ho letto male! Pare che il Ministro abbia detto a proposito dei nuovi concorsi: “Ci sarà un test preselettivo e chiederemo la simulazione di una lezione: dobbiamo valutare quanto i futuri docenti sapranno farsi capire dai ragazzi. Devono essere competenti e pure capaci”. Anch’io ai miei tempi ho fatta la mia bella lezione di fronte alla commissione perché valutasse se sapessi presentare un argomento a una data classe di ragazzini fantasma! Nulla di più falso! Sapevo anche allora – occupandomi un po’ di comunicazione, di scambi linguistici interpersonali, di microteaching – quanto sia falso fare una lezione per alunni di fronte a una commissione di adulti saccenti e pronti soltanto a scovare il punto debole della tua dissertazione! Almeno a quei tempi ancora si credeva – io no, certamente – alla lezione cattedratica, ma oggi non è più così! O non dovrebbe essere così!
In tutte le salse diciamo e scriviamo quanto sia inutile e improduttiva la lezione cattedratica. Comunque, so che è bene esporre alunni a momenti di “informazione discendente”, anche perché nella vita situazioni di questo tipo esistono né si possono ignorare (le relazione annuali in sede di Csm o della Banca d’Italia, o anche quella del sindacalista di turno o dell’amministratore del condominio), ma ciò non significa che questo modello debba essere l’unico. Eppure pare che sia l’unico strumento di lavoro che un insegnante debba proporre! O lezione o morte!
Ho adottato da tempo la metafora dell’insegnante muto, di un insegnante che meno parla, più fa fare e più ottiene successo! Ormai abbiamo scritto dappertutto che la didattica produttiva è quella laboratoriale, quella, cioè, in cui si fanno scoprire le “cose” agli alunni, invece di dirgliele! L’insegnante non deve spiegare come si trova l’area del rettangolo! Basterebbe pensare a dipingere le pareti dell’aula in cui si vive! O a rifarne il pavimento! E’ la via perché gli alunni scoprano che cos’è un’area e come si calcola! Per non dire del “gioco” delle mattonelle! Sono quadrate o rettangolari? E quante sono? E se poi c’è uno spiazzo di terra incolta nel cortile della scuola… hai voglia a perimetri, aree… quante aiuole vogliamo fare? E in ciascuna quante piante? E bisogna pure innaffiarle! Quanta acqua? Quando e in quali tempi? Altro che il solito rubinetto che deve riempire la solita vasca! Quante vasche ho riempito alle scuole elementari… e anche al ginnasio… Insomma, per farla breve, è dall’esperienza che si scopre la regola! E’ deleterio comunicarla: “Cari bambini! Oggi vi spiego che cos’è un triangolo, poi vi spiego che cosa sono i lati, che cos’è l’area… se siete buoni, vi dico pure che cos’è l’ipotenusa… i-p-o-t-e-n-u-s-a! State bene attenti e ripetete con me… ” e via dicendo! E poi si danno i compiti a casa per verificare se… hanno capito! Un procedura perversa, da rovesciare! L’insegnante “muto”, infatti, “fa e fa fare”, crea la situazione problematica e “aiuta” per la sua soluzione! E’ l’esperienza concreta e forse chiassosa che deve regnare sovrana, non il silenzio degli alunni e la parola dell’insegnante! Occorrono, invece, il silenzio dell’insegnante e le progressive scoperte degli alunni.
Già sento i miei detrattori! Sì! Va bene per gli alunni delle elementari! A proposito: sono in molti a chiamarle ancora così, anche se non lo sono più… e non devono esserlo! Un tempo lo Stato ti dava i primi elementi del conoscere e poi ti dovevi arrangiare! Oggi non è più così! Lo Stato ti dà due percorsi obbligatori, uno primario e uno secondario! Torno ai detrattori: non va bene per gli studenti liceali! Come fanno a capire la Commedia, se prima non gliela “spiego”? E non dico loro tutto l’ambaradam che c’è dietro, da Aristotele alla Scolastica, ai Francescani e ai Domenicani… e mettiamoci pure Averroè!? E non bastano! Lo so bene! Ci sono migliaia di altre “cose” che consentono e veicolano la comprensione del poema dantesco! Ed è proprio qui che devono convergere più docenti a costruire un percorso, certamente complesso, su cui avviare la ricerca degli studenti. Occorre lanciare stimoli, tracciare vie da percorrere “insieme” a livello di ricerca laboratoriale e pluridisciplinare. E avremo un lavoro senz’altro meno palloso della lectura Danctis esercitata da un insegnante che attore non è e che annoia invece di stimolare! E scopriremo anche lo studente attore che ti legge Paolo e Francesca strappando le lacrime a tutta la classe!
Ovviamente, però, occorre superare i vincoli dati dagli orari e dalle cattedre! E allora, perché il Ministro non si cimenta a considerare come, quando e perché vincoli di questo genere, così nocivi a una didattica diversa, possano essere superati? E forse potrebbero essere superati anche a costo zero! Possibile che abbiamo orari che più o meno sono ancora quelli di Gentile? Se non di Coppino o addirittura di Casati?
Insomma, anche se è tempo di vacche magre, perché non ci adoperiamo per fare cose forse piccole, ma molto più produttive?
Maurizio Tiriticco