NOTA SUGLI SCHEMI DI REGOLAMENTO
Comunicato stampa Maria Coscia, responsabile nazionale settore scuola PD e Manuela Ghizzoni, capogruppo PD VII Commissione Camera dei Deputati
18 dicembre 2008
Ghizzoni, Coscia: provvedimenti Governo avranno effetti devastanti sul sistema dell’istruzione
"Gli schemi dei Regolamenti approvati oggi dal Consiglio dei ministri contengono soluzioni che colpiscono duramente la scuola pubblica e che, qualora dovessero entrare effettivamente in funzione, sono destinate a produrre effetti devastanti innanzitutto sulla scuola dell’infanzia e su quella primaria". Lo dichiarano Maria Coscia e Manuela Ghizzoni rispettivamente Responsabile nazionale scuola del PD e Capogruppo PD nella VII Commissione Camera, che aggiungono: "i provvedimenti del Governo attaccano il funzionamento della scuola dell’infanzia introducendo un anticipo generalizzato delle iscrizioni a due anni e mezzo che cambia la natura di tale scuola e di conseguenza anche le modalità del suo funzionamento".
"Nella scuola primaria - sottolineano - si prevede inoltre, in maniera generalizzata, di introdurre l'orario di 24 ore settimanali eliminando l’attuale organizzazione didattica, fondata su un orario di 30 ore settimanali, affidata ad un team di tre insegnanti ogni due classi. Si tratta di soluzioni e di scelte gravi che non condividiamo e che sono state respinte nelle scuole e nel paese da una vasta mobilitazione popolare".
"La stessa maggioranza parlamentare aveva espresso riserve e richiesto modifiche che non sono state prese in considerazione. Le scelte del Governo, dunque, impoveriscono e colpiscono duramente importanti settori della scuola pubblica e sono pasticciate anche da un punto di vista giuridico. Riteniamo, perciò, che sia possibile perseguire anche la strada dell’ impugnativa, del Piano prima, e dei Regolamenti poi, anche sul terreno amministrativo in quanto le procedure che hanno portato alla odierna decisione del Consiglio dei Ministri risultano carenti e viziate nella loro legittimità".
"Tra l’altro il Piano programmatico, nella stesura presentata alle Camere e riconfermata nei Regolamenti approvati, propone materie e soluzioni non previste nella legge di delegificazione da cui prende le mosse e quindi risulta del tutto possibile che esso venga impugnato anche in sede amministrativa da tutti i soggetti che hanno il legittimo interesse di farlo".
"Al riguardo segnaliamo che il Piano su cui si basano i regolamenti è illegittimo perché la legge 133 e la legge 169, nelle parti che lo evocano, non trattano in alcun modo della scuola dell’infanzia che risulta in tal modo arbitrariamente collocata nel processo di razionalizzazione. Inoltre, per la scuola primaria le norme legislative richiamate non prevedono in alcun moto la sostituzione del team di docenti di tre insegnanti ogni due classi con il maestro unico o il maestro prevalente. Infine, e cosa ancora più grave, l’applicazione della nuova normativa non si limita alle prime classi (cioè gli alunni che per la prima volta si iscriveranno nella scuola primaria nel 2009), ma anche alle classi successive. In questo modo, sarà destabilizzato in un solo colpo, l’impianto di tutta la scuola primaria.
Scheda di approfondimento del regolamento recante “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione ai sensi dell’articolo 64 del decreto legge 25 giugno 2008, n.112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133”
Il 18 dicembre 2008 il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Mariastella Gelmini, ha approvato due schemi di regolamento per il riordino dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e del primo ciclo dell’istruzione e per la riorganizzazione della rete scolastica e dell’utilizzo delle risorse umane:
1. Schema di regolamento recante “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione ai sensi dell’articolo 64 del decreto legge 25 giugno 2008, n.112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133”
2. Schema di regolamento recante "Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola".
Inoltre, è stato avviato l’ esame dei regolamenti per il riordino dei licei e degli istituti tecnici, che verrà completato nel corso di una delle prossime sedute del Consiglio dei Ministri.
L'iter per le modifiche di ordinamento della scuola dell'infanzia e del primo ciclo e per la razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane della scuola è stato, dunque, avviato. Dopo l'approvazione degli schemi di regolamento in prima lettura da parte del Consiglio dei Ministri avvenuto il 18 dicembre, i testi governativi passeranno al Cnpi (Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione) e alla Conferenza unificata Stato, Regioni, Enti locali per acquisirne i pareri. Quindi, è previsto il passaggio al Consiglio di Stato. I testi, poi, torneranno al Consiglio dei Ministri per il varo definitivo e la richiesta al Presidente della Repubblica di emanare i relativi decreti. In tal senso, il Presidente della Repubblica promulgherà i regolamenti che saranno pubblicati in Gazzetta Ufficiale per la loro entrata in vigore dal giorno successivo.
A marzo, tenendo conto anche delle risultanze delle iscrizioni, verranno definite le consistenze organiche del personale per l'anno scolastico 2009-2010.
Cambiamenti nella scuola dell’infanzia:
Ritornano gli anticipi di iscrizione. Con la Moratti avevano avuto vita breve e, comunque, prima di essere abrogati, erano arrivati al massimo a consentire l'ammissione anticipata dei bambini che compivano tre anni entro il 28 febbraio.
Questa volta, senza avvicinamento graduale, tornerà di colpo la data del 30 aprile, consentendo l'iscrizione anticipata dei bambini che compiranno tre anni entro il 30 aprile 2010. Per loro l'ammissione potrà avvenire già dal primo settembre, a patto che vi siano posti e, comunque, dopo quelli che i tre anni li compiranno entro il 31 dicembre.
Nelle scuole di montagna e nei piccoli comuni privi di servizi per la primissima infanzia (asili nido) potranno essere ammessi anche bambini di età compresa tra i due e i tre anni, a condizione che la loro iscrizione non dia luogo alla istituzione di nuove sezioni.
Cambiamenti nella scuola primaria:
Scompare il modulo. Resta il tempo pieno (ma quale?)
In merito al tempo scuola emerge un cambiamento significativo rispetto a quanto previsto dal piano programmatico dove il tempo-scuola delle 24 ore con il maestro unico veniva definito modello “privilegiato”. Infatti, le varie tipologie orarie 24, 27, 30 e 40 ore vengono messe tutte sullo stesso piano e attivate tenendo conto della richiesta specifica delle famiglie. Per confermare, tuttavia, i tagli previsti dalla legge Tremonti (meno 7,832 miliardi di euro; meno 44.500 posti ATA) viene demolito il modello pedagogico e didattico fin qui realizzato che si fondava sul team di tre docenti su due classi a 30 ore, per far posto –invece- al maestro unico e prevalente in tutte le tipologie di orario.
I tagli previsti dalla legge 133/08 sono tutti confermati e si concentrano da subito sulla scuola primaria, il cui modello pedagogico e didattico fin qui realizzato viene spazzato via, per far posto al maestro unico, che si impone come riferimento per tutti i modelli orari, dalle 24 fino alle 30 ore del tempo pieno, che così perde il suo valore per diventare un’altra cosa.
1. Innanzi tutto è chiaro, in via definitiva, che “il tempo scuola della primaria è svolto secondo il modello dell’insegnante unico o prevalente che supera il precedente assetto del modulo e delle compresenze” (art.4, comma 3). Senza ombra di dubbio questo è il modello pedagogico di riferimento della scuola elementare. Si decreta, pertanto, la fine dell’organizzazione modulare, vale a dire del modello introdotto dalla legge di riforma n.148/1990, fondato sul gruppo docente e sulla suddivisione degli ambiti disciplinari.
2. C’è da rilevare, rispetto alle bozze precedenti, che questo vale non solo per le classi prime a.s. 2009/2010, ma anche per le altre classi. Le classi successive alla prima - dice il 4° comma dell’art.4 - funzionano secondo i seguenti modelli orari: a) 27 ore, secondo quanto previsto dal decreto lgs.n.59/2004 (Moratti), senza compresenze; b) 30 ore, comprensive delle attività opzionali-facoltative (decreto Moratti), senza compresenze e nei limiti dell’organico assegnato per l’a.s. 2008/2009. Questo vuol dire che in tutti i modelli orari, siano essi a 24, a 27 o a 30 ore, non essendo più previste le compresenze dei docenti, l’insegnante è unico e/o prevalente.
Di fatto il tempo scuola dei moduli (27-30 ore di scuola) resta ma cambia la sostanza, l’assetto organizzativo: non c’è più la pluralità docente, non c’è più il “modulo” (che attualmente riguarda il 75% delle classi di scuola elementare sul territorio nazionale). Questo è, dunque, il tratto saliente e l’aspetto principale delle modifiche dell’assetto ordinamentale introdotte dal regolamento.
3. L’altra articolazione dell’orario prevista è quella delle 40 ore “corrispondenti” al tempo pieno, nei limiti dell’organico assegnato per l’a.s. 2008/09 (comma 4, art.4). Si precisa che le classi a tempo pieno sono attivate a richiesta delle famiglie, sulla base di uno specifico progetto formativo integrato e delle disponibilità di organico assegnate, nonché in presenza delle necessarie strutture e servizi. Per la determinazione dell’organico di dette classi è confermata l’assegnazione di due docenti per classe (comma 7, art.4). Da queste proposizioni si evincerebbe che è confermato l’organico del tempo pieno classico, tradizionale, vale a dire due docenti contitolari per classe di TP, compresenze incluse (tant’è che la legge n.176 del 25 ottobre 2007, ministro Fioroni, non solo non viene abrogata, ma viene espressamente richiamata tra i riferimenti legislativi in premessa). Ma sempre nello stesso comma si aggiunge che “le maggiori disponibilità di orario rispetto alle 40 ore del modello di tempo pieno sono utilizzate per una maggiore diffusione del tempo pieno medesimo”. Non è chiaro se “le maggiori disponibilità di orario” comprendano anche il recupero delle ore di compresenza dei docenti del tempo pieno o solo quelle riferite al modello a 30 ore.
4. Par di capire che il tempo pieno (senz’altro inteso come “40 ore”) verrà garantito solo nei centri ove è attualmente presente. Si tratterà di vedere, poi, se senza o con le compresenze dei docenti, dato non irrilevante, essendo le compresenze un elemento essenziale del tempo pieno, il “valore aggiunto” che contraddistingue le migliori esperienze di questo modello scolastico consentendo attività di recupero per gruppi di alunni, classi aperte, attività laboratoriali, uscite didattiche, ecc.
5. In tutta questa confusione un dato è certo. Il riferimento al DPR n.275 del 1999, Regolamento sull’autonomia scolastica, pur presente in premessa, di fatto è sostanzialmente ignorato e/o contraddetto. Il ministero non si limita ad assegnare alle scuole un organico docenti sulla base del tempo scuola che si intende effettuare, ma indica anche il modello didattico-organizzativo da adottare (il maestro prevalente). Questo rappresenta uno sconfinamento di campo evidente rispetto a quanto prevede il Regolamento sull’autonomia scolastica, secondo il quale è competenza esclusiva delle scuole stabilire le modalità di impiego dei docenti (organizzazione didattica, suddivisione degli insegnamenti e degli ambiti disciplinari, ecc.).
Insomma, siamo di fronte ad uno stravolgimento, ad un cambiamento radicale della scuola primaria, vale a dire proprio di quel segmento del nostro sistema di istruzione che ha dato prova in questi anni di funzionare bene secondo i vari indicatori di qualità a livello internazionale (si vedano, ultimi in ordine di tempo, i dati dell’indagine internazionale TIMSS sugli apprendimenti in matematica e scienze).
Il senso di tutto questo? E’ ben rappresentato da un’affermazione di qualche mese fa del ministro Tremonti: “Abbiamo un’ottima scuola primaria, ma è un lusso che non ci possiamo permettere”. Perché questa è la filosofia della “riforma” Gelmini.