LE POLITICHE SCOLASTICHE E LE ATTIVITA’ PER L’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI CON DISABILITA’:ALCUNE PROPOSTE DI LAVORO
Il giorno 4 dicembre 2008 si è tenuto un incontro fra il nostro Segretario generale della FLC Cgil, Domenico Pantaleo, e il Dott. Salvatore Nocera, Vicepresidente nazionale della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH), avente ad oggetto un confronto ad ampio raggio sulle politiche per l’integrazione degli alunni con disabilità.
In modo particolare il confronto si è soffermato su alcuni punti assai critici, destinati a diventare ancora più problematici, a causa dei tagli all’istruzione dell’attuale Governo, in materia di supporto alla politica di integrazione scolastica degli alunni con disabilità: la formazione iniziale e in itinere dei Dirigenti Scolastici e dei Docenti di sostegno e curriculari (moduli specifici si preparazione vengono suggeriti dalla FISH), gli organici, l’assistenza “di genere” per gli alunni da parte dei collaboratori scolastici, l’assegnazione per aree disciplinari dei Docenti di sostegno nelle scuole medie superiori (la FISH ne chiede il superamento), la pratica della sostituzione dei Docenti assenti con i Docenti di sostegno con grave pregiudizio del processo di integrazione degli alunni con disabilità.
Le rivendicazioni della FISH stessa, come si è convenuto nel corso del confronto, possono essere perseguite su terreni diversi: quello normativo (formazione del personale e aree disciplinari: argomenti peraltro assai problematici e da discutere a fondo per le implicazioni di carattere didattico e professionale), istituzionale (Ministero e Enti locali), quello sindacale (organici, aggiornamento obbligatorio), quello amministrativo (gestione del personale).
Su quest’ultimo terreno, sul terreno cioè gestionale, abbiamo individuato almeno due argomenti che potrebbero essere oggetto di intervento immediato da parte delle scuole e quindi dei Dirigenti Scolastici.
Il primo attiene all’annosa questione e alla frequente pratica della sostituzione del Docente assente, non importa di quale classe dell’Istituto, con i Docenti di sostegno.
Su questo crediamo di poter dire che una pratica siffatta non è corretta sul piano didattico e normativo dal momento che il primo effetto che viene a determinarsi è quello della sostanziale negazione del diritto allo studio degli alunni con disabilità.
Alla base di ciò vi è la drammatica situazione che vivono le scuole che si vedono costantemente e progressivamente tagliare le risorse finanziarie e non si vedono reintegrare le somme spese per le supplenze. Questo è un capitolo doloroso che stiamo affrontando con proteste e rivendicazioni ogni giorno che passa, ma che non può essere certo “tamponato” ricorrendo agli insegnanti di sostegno per gli effetti negativi che abbiamo evidenziato sui diritti dei bambini e dei ragazzi con disabilità.
Di ciò si è resa conto anche l’amministrazione, se è vero che in qualche territorio, come in Puglia, la stessa Direzione regionale (vedi allegato) con una Nota dell’11 settembre 2008 ha richiamato i Dirigenti Scolastici, gli Uffici Scolastici provinciali (e ne ha informato i Sindacati) a non impiegare i Docenti di sostegno per supplenze in altre classi e a scapito del processo di integrazione.
L’altro argomento che può oggi essere affrontato dalle scuole e facilmente risolto è il coinvolgimento del personale collaboratore scolastico nel GLH di Istituto e nei GLH operativi per il singolo alunno. Va da sé che, ove non sia costituito il GLH d’Istituto, questa lacuna va colmata perché è adempimento istituzionale da non sottovalutare. Così come non è da sottovalutare lo sforzo di partecipazione dello stesso Dirigente Scolastico in questi organismi perché la sua presenza imprime autorevolezza e produttività alle riunioni.
E’ pratica corrente, in quasi tutte, ma non in tutte, le scuole di ignorare l’importanza del personale ATA nelle attività di integrazione degli alunni con disabilità. Ne è prova l’esclusione del rappresentante dei Collaboratori scolastici dal GLH d’Istituto e dai GLH operativi..
Ciò comporta poi che è difficile far comprendere la necessità dell’assistenza per gli alunni non autosufficienti da parte dei Collaboratori scolastici, che invece, se coinvolti nel processo di integrazione partecipando agli organismi di programmazione, trovano dignità comprensione e ruolo di lavoratore e di operatore dell’integrazione a pieno titolo.
Certo, questo non risolve la delicata questione dell’assistenza di genere, cioè dell’assistenza da prestare da parte del Collaboratore scolastico per gli alunni dello stesso sesso del Collaboratore scolastico (è questa una rivendicazione della FISH ad oggi non risolvibile in assenza di diverse norme di reclutamento, mobilità e utilizzazione del personale), ma “aiuta” nella partecipazione e nella soluzione dei problemi. A questo proposito, oggi l’unica strada percorribile all’interno delle singole istituzioni scolastiche sarebbe quella della contrattazione di scuola che inserisca, laddove esista personale collaboratore scolastico maschile e femminile, l’utilizzo dei collaboratori scolastici in questo o quel plesso secondo questa priorità.
In questo quadro non è da trascurare nessun aspetto relativo anche al rapporto con l’Ente Locale di competenza che mette a disposizione talora gli Assistenti Educativi, i quali, non solo debbono essere richiesti ma necessariamente debbono far parte dei soggetti a vario titolo coinvolti nel lavoro di integrazione e debbono rispondere alle scuole del loro operato.
Vi è da aggiungere, peraltro, che sui criteri didattici e organizzativi dell’utilizzo del personale, come del resto sulla formazione, vi è un ampio margine di autonomia di intervento da parte delle scuole, dal momento che i singoli Piani dell’Offerta Formativa, elaborati dal Collegio, come anche il piano delle attività del DSGA possono inserire specifiche voci e specifici impegni sull’intera materia.