Tavolo Interistituzionale Pisa: LA SCUOLA PUBBLICA

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Tavolo Interistituzionale Pisa: LA SCUOLA PUBBLICA

Messaggiodi edscuola » 5 ottobre 2008, 12:12

Il Tavolo Interistituzionale di Pisa propone questo documento come base di discussione con la cittadinanza


LA FUNZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA

La scuola pubblica deve dare a tutte le ragazze e a tutti i ragazzi, indipendentemente dalla loro origine sociale, dall’ambiente culturale da cui provengono e da ogni loro condizione personale, le conoscenze e le competenze indispensabili per essere cittadini consapevoli e lavoratori in grado di dominare le condizioni del mercato globale e non di esserne dominati.
La scuola pubblica deve insegnare a tutti e bene, a imparare lungo tutto l’arco della vita, a impostare e risolvere problemi, a sviluppare il pensiero critico. La scuola pubblica e’ il principale strumento di una repubblica democratica che vuole rimuovere gli ostacoli alla libertà e all’eguaglianza dei cittadini.
E’ l’investimento più importante per tutte le famiglie che tengono a dare al proprio figlio o alla propria figlia gli strumenti per vivere in questa societa’, ognuno secondo la propria indole e la propria personalità, da protagonisti e non ai margini. E’ la prima risorsa per un paese come l’Italia che ha nella qualità delle proprie risorse umane e culturali l’unico possibile fattore di competitività. E’ da qui che si deve partire per costruire il futuro, oggi più che mai.
E’ vero che ci sono ancora molte criticita’ da risolvere, ma i percorsi scelti dal governo, anziche’ concorrere alla soluzione, tendono a peggiorare il quadro complessivo, perche’ sono frutto di improvvisazione e non di studio serio e condiviso.


COSA E’ GIA’ STATO FATTO QUEST’ANNO DAL GOVERNO ALLA SCUOLA PUBBLICA

Ai primi d’agosto è stata approvata per decreto, senza dibattito parlamentare, una legge che prevede il taglio in tre anni 80 mila docenti e 40 mila collaboratori tecnico-amministrativi. Questo significa meno scuola per tutti: classi più numerose dove sarà sempre più difficile rimuovere le situazioni di svantaggio, valorizzare le eccellenze, far emergere i talenti di ciascuno. E vorrà dire anche meno scuole: la Repubblica, che si è data nella Costituzione l’obbligo di porre al servizio di tutti i cittadini le scuole di ogni ordine e grado, non sarà in condizione di far fronte ai suoi obblighi in molte aree montane, molti piccoli comuni, molte zone a bassa densità demografica.
Non si è fatto discutere il Parlamento, non si sono consultate le Regioni e gli Enti Locali, non si sono sentite né le scuole né le famiglie.
Si dice che queste scelte sono imposte da vincoli di bilancio. Ma, a parte che, in Italia, le spese per il personale della scuola sono perfettamente in linea con i paesi OCSE e che la percentuale della spesa per l’istruzione sul PIL è più bassa della media, in un paese come il nostro risparmiare sul sapere per far quadrare il bilancio è come bruciare i mobili di famiglia per risolvere i problemi del riscaldamento domestico.

COSA STA FACENDO ANCORA IL GOVERNO

Reintrodurre il maestro unico nella scuola elementare, ridurre l’orario della scuola elementare a 24 ore settimanali, senza abbassare il numero di alunni per classe, vuol dire classi numerose e maggiori difficolta’ per gli insegnanti nella didattica e nel clima della classe. Vuol dire distruggere un modello di scuola inclusiva, che ha funzionato ed è stato l’unico, nell’ambito di tutta la scuola italiana, proprio secondo i dati internazionali OCSE, a produrre risultati internazionalmente riconosciuti come eccellenti.
Vuol dire meno possibilità di lavoro in classe con i bambini che hanno più bisogno, o con quelli che hanno più interessi.
Vuol dire ripristinare, fin dalla scuola elementare, meccanismi di selezione che escluderanno dal proseguimento degli studi e quindi dal sapere una parte dei nuovi cittadini.
Con meno organici si faranno meno ore di scuola e meno tempo pieno: al massimo ci saranno dei doposcuola a pagamento. Proprio ora che con la riforma dei curricoli e la sperimentazione in atto si sono create le condizioni per un dialogo fruttuoso fra scuola dell’infanzia, la primaria e secondaria, tutto viene invece rimesso in discussione e in qualche modo vanificato.


COSA C’E’ INTENZIONE DI FARE ANCORA

Si parla di far terminare le superiori a 18 anni per anticipare l’ingresso all’universita’. Tutto puo’ essere discusso, ma mai, come oggi invece si vorrebbe fare, al di fuori di ogni serio ragionamento didattico, di ogni studio sulle competenze necessarie, di ogni fondata ipotesi di razionalizzazione, disorientando e destabilizzando insegnanti, ragazzi e famiglie e destabilizzando la scuola nel suo complesso.
Si attacca ancora l’obbligo a 16 anni rendendolo spendibile anche nella formazione professionale, al di fuori di qualsiasi progetto di integrazione con il sistema di istruzione, ma abbiamo toccato con mano che questo e’ un modo strisciante, non dichiarato, di riprodurre una netta divisione con gravi conseguenze sociali, che, la’ dove esiste, non funziona e produce squilibri peggiori della nostra.
La nostra Costituzione è stata pensata proprio per evitare questo rischio, ma con queste scelte si rischia di indebolirne i principi stessi.


COSA VOGLIAMO DALLA SCUOLA PUBBLICA

Noi vogliamo una scuola che insegni a tutti, a partire dall’identità, dal modo d’essere, dalle condizioni di partenza di ciascuno.
Non vogliamo una scuola che “regali” le promozioni, ma vogliamo misurare la serietà della scuola dalla sua capacità di non perdere nessuno, di “promuovere” tutti in senso umano, capace di far avanzare, per tutti, le conoscenze, le capacità e le competenze.
Vogliamo una scuola che insegni, certo, anche il rispetto delle regole di una società civile, ma tra queste regole, in una democrazia, deve esserci l’accoglienza delle diversità e la valorizzazione dello spirito critico. Non è importante che si usino lettere o numeri, ma è importante che la valutazione avvenga sulla base di criteri conosciuti e condivisi, nel rispetto delle caratteristiche di ogni persona, in un rapporto di corresponsabilità educativa e di crescita comune con le famiglie, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dei singoli e della comunità.
Vogliamo una scuola i cui risultati vengano valutati in modo autorevole e indipendente. Ma la valutazione deve vertere sulla capacità di includere tutti, di far crescere il livello generale delle conoscenze e di far maturare risultati di eccellenza.
Vogliamo continuare il processo di rinnovamento che in Provincia di Pisa si promuove da anni, e che ha permesso la creazione degli Istituti Comprensivi e l’attuazione del progetto “Leonardo” per il biennio.
Vogliamo che venga ritirato il decreto 137, che venga congelato ogni intervento sulla scuola e contestualmente aperto un tavolo nazionale di confronto con il mondo della scuola e con le componenti sociali.
Vogliamo che il garante della comunicazione nella tv pubblica nella fascia di massimo ascolto dia spazio, sulle tre reti rai, al mondo della scuola per fare informazione e non disinformazione come sta avvenendo in questi giorni.
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