da LASTAMPA.it
Un censimento lungo sedici anni
Il censimento degli edifici scolastici fu istituito nel 1996, i risultati dovrebbero arrivare tra gennaio e febbraio
FLAVIA AMABILE
In queste ore ognuno sembra avere una cifra su quanti siano gli edifici scolastici da rifare, o in stato di crisi. Associazioni ambientaliste, sindacati, tutti si cimentano, ed è anche normale che sia così perché ancora non esiste un dato ufficiale: il ministero dell’Istruzione sta lavorando da anni per averne uno. Ora, il ministro Gelmini promette che a gennaio, al massimo a febbraio riuscirà a dire agli italiani quante scuole sono a rischio e perché. «Al massimo a febbraio», precisano dall’interno del ministero dove hanno imparato che su questa vicenda i ritardi sono all’ordine del giorno.
Da dodici anni migliaia di persone sono impegnate nella costruzione dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica, ora però sembra di essere arrivati quasi alla fine dell’opera. E circolano le prime indiscrezioni di chi ha visto le schede arrivate al ministero dagli enti locali. Si dice che per il 20% degli edifici scolastici i tecnici che hanno partecipato al progetto hanno suggerito l'abbattimento, almeno metà delle scuole avrebbe bisogno di rifare gli impianti elettrici o idrici, e quindi restare chiusa per circa un anno, altrettante non avrebbero l'agibilità sanitaria e quelle provviste dei certificati di prevenzione incendi sono forse quattro su dieci.
Al ministero non confermano nè smentiscono le cifre. La situazione è in costante evoluzione, fanno sapere, perché ogni giorno continuano ad arrivare dati e solo tra qualche settimana si potrà avere un quadro d’insieme. Ce la faranno davvero? E’ probabile di sì perché Mariastella Gelmini sta saggiamente spingendo già dai primi crolli senza né morti né feriti avvenuti sotto la sua guida del ministero per il completamento della rilevazione. Ma nella vicenda dell’Anagrafe i condizionali sono d’obbligo da sempre, soprattutto quando in gioco ci sono delle scadenze.
Era il 1996, a palazzo Chigi c’era Lamberto Dini e al Quirinale Oscar Luigi Scalfaro. Dopo due anni di discussioni in Parlamento, fu approvata la legge numero 23 sull’edilizia scolastica. L’articolo 7 si intitolava «Anagrafe dell’edilizia scolastica», in pratica prevedeva che l’Italia dovesse realizzare il primo censimento delle scuole da un punto di vista edilizio.
Grandi applausi di fronte a quest’idea, i mugugni arrivarono dopo, quando si trattò di mettere d’accordo Regioni, province, comuni, tecnici su come realizzare quella che appariva chiaramente come un’impresa biblica: 42 mila edifici da catalogare in modo da sapere tutto di loro, mattone per mattone.
Otto anni passarono prima che l’idea riemergesse dalle secche dove sembrava essere finita. Il 22 ottobre del 2004 con un convegno organizzato al Radisson di Roma, Valentina Aprea, sottosegretario del ministero guidato in quell’epoca da Letizia Moratti, presentava il frutto di quegli anni di lavoro: il progetto pronto a partire. Partì, infatti, e il Molise fu utilizzata come regione pilota. Le fasi successive furono spiegate con chiarezza a tutti. La prima prevedeva la formazione di 200 formatori regioanli che impararono tutto quello che c’era da imparare al ministero dell’Istruzione e poi andarono nei loro luoghi d’origine a illustrare quel che avevano appreso in modo da formare un migliaio di rilevatori professionisti negli enti locali.
Nel 2005 i rilevatori erano ormai pronti, alle scuole arrivarono i questionari da riempire: 200 domande circa per 24 pagine. Le Regioni hanno risposto come potevano, ognuna con i propri tempi. Una, in particolare, è ancora abbastanza indietro, al ministero non vogliono rivelare quale sia. Ma, assicurano: lo si capirà dalla lettura del documento finale.